Fabrizio Sirica, educatore e copresidente PS
Una delle finalità della scuola pubblica che mi sta maggiormente a cuore è quella di promuovere il principio di equità, di correggere gli scompensi socio-culturali e di ridurre gli ostacoli che pregiudicano la formazione degli allievi.
In queste settimane di scuola a distanza, come educatore di ragazzi e ragazze in difficoltà ancor prima che come politico, ho potuto osservare la profonda iniquità di questo modello.
Con la crudezza di due situazioni, forse un po’ caricaturate ma che permettono di farsi un’idea, proverò ad esemplificare cosa intendo.
Un conto è mettere in condizione di studiare un allievo che vive in una famiglia agiata, che dispone di ampi spazi in casa, magari anche di un giardino in cui sfogarsi e rilassarsi, i cui genitori hanno tempo per seguirlo e dispositivi adeguati per permettergli di connettersi e imparare.
Tutt’altra possibilità è quella di un figlio di precari, contrattualmente o economicamente, che vive magari in una famiglia monoparentale in cui il genitore lavora o in una situazione in cui si deve fare a turni per usare l’unico pc a disposizione; che per poter seguire la lezione seduto deve stare nella sala da pranzo del suo piccolo appartamento. I cui genitori hanno la testa presa dai risparmi che stanno finendo al secondo mese in cui il lavoro ridotto si fa sentire, o il cui lavoro a ore come addetta alle pulizie non tira dentro quei soldi fondamentali per fare la spesa. Sono realtà che conosco e a cui provo a dare voce e rappresentanza.
Per questo motivo penso che la scuola a distanza debba limitarsi al minor tempo necessario per non mettere a rischio la salute degli allievi e degli insegnamenti, perché ogni giorno di prolungamento di questa situazione è un giorno in cui la forbice tra chi ha maggiori possibilità e chi ne ha meno si allarga. Perché la scuola a distanza portata fino alla fine dell’anno scolastico potrebbe creare un vero e proprio fossato, rendendo nuovamente la provenienza di classe sociale un elemento troppo influente sulle possibilità di riuscita nella vita, svuotando la scuola di quel compito prioritario di ascensore sociale e di garante di pari opportunità.
Non sta a me dire se ci sono o meno le condizioni igienico-sanitarie per poter tornare a scuola, ma chiedo a tutti gli addetti ai lavori, ai Municipi e a quei politici che vogliono cavalcare le paure per far diventare questo fondamentale tema un campo di scontro politico, di mettersi una mano sulla coscienza e adoperarsi per preservare un principio cardine della scuola pubblica e della nostra società moderna. Lavoriamo quindi tutti quanti insieme in maniera costruttiva, mettendo la salute e la sicurezza sanitaria al primo posto, ma sforzandoci di riaprire le scuole non appena possibile.