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L'OSPITENuovi aerei militari? L’Austria dimostra che un’alternativa esiste

26.08.20 - 10:34
Luca Frei, Coordinatore della Gioventù Comunista
Luca Frei
Nuovi aerei militari? L’Austria dimostra che un’alternativa esiste
Luca Frei, Coordinatore della Gioventù Comunista

 

Il 27 settembre 2020 si avvicina sempre di più. Quel giorno dovremo votare per decidere se approvare o meno il credito per nuovi velivoli militari, a soli sei anni dalla bocciatura dell’acquisto dei Gripen. Il costo di questi nuovi aerei da combattimento sarà pari a 6 miliardi di franchi per il solo acquisto e di 24 miliardi complessivi se si considerano i costi di manutenzione.

I contrari all’acquisto – fra cui in modo particolare anche noi della Gioventù Comunista, promotrice di un comitato giovanile contro questa nuova spesa militare che riunisce anche altri movimenti – prendono spesso come esempio l’Austria nell’ottica di dimostrare l’inutilità dei nuovi caccia.

L’Austria, infatti, il cui governo non è certamente anti-militarista, ha un territorio doppiamente esteso rispetto alla Svizzera, ma una flotta militare grande la metà rispetto alla nostra. Questo esempio è recentemente stato confermato anche da un servizio della Radio Télévision Suisse (RTS). Esso ha messo in mostra che, nonostante fra la Svizzera e l’Austria vi siano delle somiglianze, come il numero di abitanti o la non-adesione alla NATO, Vienna dispone di una flotta aerea di soli 15 jet, mentre la Svizzera ne ha il doppio e prevede addirittura di sostituirla completamente. I due Paesi hanno insomma due diverse strategie militari: contrariamente alla Svizzera, infatti, l’Austria non ha un sistema di difesa del cielo, bensì di sorveglianza dello spazio aereo, composto da due aspetti. Il primo è di carattere passivo ed è caratterizzato da radar in funzione giorno e notte alle frontiere, mentre il secondo è di carattere più attivo ed è assicurato dai velivoli Eurofighter pronti al decollo in caso di effettivo pericolo.

Insomma, anche in seguito a questo servizio della RTS, l’esempio austriaco continua a dimostrare che la flotta elvetica è sovradimensionata e che una strategia differente rispetto a quella svizzera di oggi è possibile, meno costosa e più adatta alle esigenze della polizia aerea. A ripeterlo da anni, siamo noi comunisti: la Svizzera farebbe meglio a concentrarsi su altri aspetti della sicurezza, come quella informatica e la lotta al terrorismo. L’acquisto di nuovi aerei militari, ovviamente tutti di produzione NATO (e quindi problematici dal punto di vista della nostra neutralità e sovranità poiché ci vincolano tecnologicamente all’asse UE-USA), risulta alla luce dei fatti irresponsabile, a maggior ragione di fronte alla situazione di crisi legata alla pandemia di Coronavirus.

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