Sabrina Aldi, granconsigliera Lega dei Ticinesi
Negli ultimi giorni il dibattito sulla legge sulla caccia in votazione il prossimo 27 settembre 2020 sta creando forti opposizioni tra i favorevoli e contrari e i toni si fanno talvolta parecchio accesi.
Comprendo i problemi degli allevatori di montagna e sono solidale con tutte quelle persone che fanno un lavoro tanto duro e utile alla nostra società. Tuttavia, oggi più che mai, è importantissimo trovare un equilibrio con la natura e ripensare al nostro modo di vivere. In quest’ottica, la nuova legge sulla caccia è inaccettabile. Una legge che introduce il concetto di specie protetta regolabile, che permette abbattimenti sistematici preventivi e senza che il singolo animale abbia creato danno alcuno, non può venir considerata equilibrata e al passo con i tempi. Una lista di specie regolabili che oggi comprende il lupo e lo stambecco e, a livello di ordinanza, il cigno, e che lascia carta bianca al Consiglio Federale per introdurre altre specie protette senza passare dal Parlamento o dal popolo. Altre specie che, in prima battuta, erano già comprese nella lista e che sono state tolte una volta annunciato il referendum ma che rischiano di rientraci dopo l’approvazione della nuova legge così come è indicato a chiare lettere nel messaggio. Per quanto riguarda il lupo, è importante sottolineare che l’attuale legge permette l’abbattimento di lupi diventati problematici se viene comprovato che, effettivamente, hanno causato un danno rilevante. Ciò che l’attuale legge, giustamente, non permette è l’abbattimento preventivo e indiscriminato senza che vi sia alcuna valida ragione. Abbattimento preventivo che così come concepito, ovvero con l’uccisione dei cuccioli di un branco (fino alla metà dei giovani con meno di un anno) rischia di rivelarsi, oltretutto, controproducente perché vi è il rischio concreto che questo destabilizzi il branco. La legge in votazione quindi non solo è dannosa per le specie protette ma non è neppure efficace nel contenimento del lupo.
La tutela della biodiversità e della natura necessitano una legge lungimirante e moderna, che tenga in considerazioni tutti gli interessi e che deve essere necessariamente ripensata con l’umiltà di chi è consapevole di non essere il padrone indiscusso del territorio.