Rocco Cattaneo, Consigliere nazionale
Lo scorso 10 settembre il Consiglio Nazionale ha deciso di dar seguito, seppur di stretta misura, all’iniziativa parlamentare “Dare voce ai giovani. Diritto di voto e di elezione attivo per i sedicenni come primo passo nella vita politica attiva”. Questa iniziativa, da me votata, chiede di abbassare l’età minima per il diritto di voto a livello federale da 18 a 16 anni. Il diritto di eleggibilità rimarrebbe invece invariato a 18 anni.
Le decisioni politiche che vengono prese oggi avranno senza dubbio impatti rilevanti negli anni e nei decenni futuri. E’ dunque giusto permettere ai giovani di oggi di partecipare alle discussioni che daranno forma al loro futuro. L’evoluzione anagrafica del paese fa sì che, in futuro, una quota sempre maggiore dei votanti avrà più di 50 anni. Questo dato, combinato con il fatto che gli anziani di solito hanno più tempo a disposizione e dunque sono più propensi a recarsi alle urne, potrebbe causare degli squilibri nei risultati delle votazioni. Con il termine “squilibri” intendo dire che gli interessi di breve e di medio periodo potrebbero essere preferiti a quelli di lungo periodo. Concedere il diritto di voto a chi oggi ha 16 o 17 anni potrebbe contrastare efficacemente questa tendenza.
Chi si oppone all’iniziativa sostiene che i sedicenni e i diciassettenni dispongono già di molte alternative per poter partecipare alla vita politica, pur non godendo del diritto di voto. Al contrario, il fatto che i parlamenti dei giovani attualmente fervano di attività dovrebbe farci capire che l’abbassamento dell’età minima per il voto é una proposta che risponde ad un bisogno reale delle giovani generazioni.
L’UDC poi, in particolare, sembra temere che i giovani neo-votanti possano essere “indottrinati” dalla propaganda politica. Questo significa non avere nessuna fiducia nella capacità discernimento delle giovani generazioni. Al contrario, abbiamo l’occasione di ringiovanire e dare più vigore alla nostra democrazia, nel contempo coinvolgendo ed educando alla partecipazione politica i più giovani. E’ del tutto probabile inoltre che, dopo aver già potuto esprimere la propria voce tramite il voto per due anni, i futuri diciottenni diventino ancora più interessati e propensi a dedicarsi alla vita politica attiva di quanto non lo siano oggi. Quindi, perché avere paura?