di Morena Ferrari Gamba, Consigliere Comunale PLR Lugano
Ho già avuto modo di parlare di Lugano «sede di università» ma non ancora «città universitaria». Un ragionamento analogo vorrei fare a proposito della Cultura, qualcosa in cui credo molto perché capace di rafforzare il senso di appartenenza e di identità propria di un territorio e della sua comunità. Le due cose - cultura e università - si tengono, anzi: sono strettamente correlate e possono essere oggetto di una politica comune.
Lugano è uno dei centri nevralgici della cultura ticinese. Basti pensare al LAC, ai musei, alle gallerie, al patrimonio storico-architettonico, alle tante istituzioni pubbliche e private che la animano (archivi, biblioteche, compagnie teatrali grandi e piccole, associazioni e molto altro ancora). In città si produce tanta cultura e spesso non ce ne rendiamo conto. Qualche volta si snobbano persino i nostri migliori ambasciatori nel mondo: penso all’OSI , alla Compagnia Finzi Pasca, ai Barocchisti, e anche agli scrittori, ai pittori, agli artisti di strada. E allora mi chiedo: fino a che punto Lugano ha saputo costruire azioni strategiche in grado di governare e indirizzare tutto questo?
A scanso di possibili fraintendimenti, chiariamo subito un punto: la cultura si sviluppa, cresce e assolve il suo ruolo se è libera. Nessuno di noi pensa che sia la politica a dover discutere o decidere i contenuti delle iniziative culturali. Non ci debbono essere, in questo senso, nostalgie dirigiste, che peraltro sarebbero in aperta contraddizione con lo spirito liberale.
Il tema è un altro: la Città è capace di sfruttare a proprio vantaggio l’insieme delle iniziative che ospita, costruendo con esse un’identità riconoscibile? Ed è in grado di incentivare, di promuovere la libera proposta culturale? Se sì, su quali basi lo fa?
A mio parere sarebbe molto utile (o addirittura necessario) costruire un «Masterplan» in tal senso. Un progetto strategico, che abbia al suo centro gravitazionale il LAC come luogo di produzione e diffusione dell’arte; intorno a questo centro e bisognerebbe poi svilupparne, su tutto il territorio, molti altri tra cui spazi pubblici su un modello di Kunsthalle. Un Hub creativo e aggregativo, insomma, da far crescere magari attraverso le rigenerazioni di spazi dimenticati e il recupero di immobili da mettere a disposizione di giovani talenti, o con un programma di incentivi (non necessariamente finanziari) che favoriscano la ripresa di grandi e piccoli eventi.
Lo abbiamo capito molto bene, al tempo della pandemia: le manifestazioni culturali sono l’elemento di maggior richiamo, per noi ma anche per coloro che visitano Lugano; un fattore determinante nell’attrarre e trattenere i turisti, il cui soggiorno prolungato ha ricadute importanti sull’indotto economico.
La Cultura è un diritto (che riguarda la sua fruizione e la sua produzione) e un’importante risorsa. Pertanto, “Lugano città della Cultura” dovrà diventare un luogo in cui produrre e fruire cultura sia facile, accessibile, non sporadico. Un luogo di fermento, in cui sia più semplice far nascere idee e più desiderabile vivere. Individuiamo poche ma chiare azioni strategiche. Diamo un segnale forte.