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L'OSPITECome far nascere fermento culturale

24.02.21 - 15:36
di Morena Ferrari Gamba, Consigliere Comunale PLR Lugano
Morena Ferrari Gamba Consigliere Comunale PLR Lugano
Come far nascere fermento culturale
di Morena Ferrari Gamba, Consigliere Comunale PLR Lugano

Ho già avuto modo di parlare di Lugano «sede di università» ma non ancora «città universitaria». Un ragionamento analogo vorrei fare a proposito della Cultura, qualcosa in cui credo molto perché capace di rafforzare il senso di appartenenza e di identità propria di un territorio e della sua comunità. Le due cose - cultura e università - si tengono, anzi: sono strettamente correlate e possono essere oggetto di una politica comune.

Lugano è uno dei centri nevralgici della cultura ticinese. Basti pensare al LAC, ai musei, alle gallerie, al patrimonio storico-architettonico, alle tante istituzioni pubbliche e private che la animano (archivi, biblioteche, compagnie teatrali grandi e piccole, associazioni e molto altro ancora). In città si produce tanta cultura e spesso non ce ne rendiamo conto. Qualche volta si snobbano persino i nostri migliori ambasciatori nel mondo: penso all’OSI , alla Compagnia Finzi Pasca, ai Barocchisti, e anche agli scrittori, ai pittori, agli artisti di strada. E allora mi chiedo: fino a che punto Lugano ha saputo costruire azioni strategiche in grado di governare e indirizzare tutto questo?

A scanso di possibili fraintendimenti, chiariamo subito un punto: la cultura si sviluppa, cresce e assolve il suo ruolo se è libera. Nessuno di noi pensa che sia la politica a dover discutere o decidere i contenuti delle iniziative culturali. Non ci debbono essere, in questo senso, nostalgie dirigiste, che peraltro sarebbero in aperta contraddizione con lo spirito liberale.

Il tema è un altro: la Città è capace di sfruttare a proprio vantaggio l’insieme delle iniziative che ospita, costruendo con esse un’identità riconoscibile? Ed è in grado di incentivare, di promuovere la libera proposta culturale? Se sì, su quali basi lo fa?

A mio parere sarebbe molto utile (o addirittura necessario) costruire un «Masterplan» in tal senso. Un progetto strategico, che abbia al suo centro gravitazionale il LAC come luogo di produzione e diffusione dell’arte; intorno a questo centro e bisognerebbe poi svilupparne, su tutto il territorio, molti altri tra cui spazi pubblici su un modello di Kunsthalle. Un Hub creativo e aggregativo, insomma, da far crescere magari attraverso le rigenerazioni di spazi dimenticati e il recupero di immobili da mettere a disposizione di giovani talenti, o con un programma di incentivi (non necessariamente finanziari) che favoriscano la ripresa di grandi e piccoli eventi.

Lo abbiamo capito molto bene, al tempo della pandemia: le manifestazioni culturali sono l’elemento di maggior richiamo, per noi ma anche per coloro che visitano Lugano; un fattore determinante nell’attrarre e trattenere i turisti, il cui soggiorno prolungato ha ricadute importanti sull’indotto economico.

La Cultura è un diritto (che riguarda la sua fruizione e la sua produzione) e un’importante risorsa. Pertanto, “Lugano città della Cultura” dovrà diventare un luogo in cui produrre e fruire cultura sia facile, accessibile, non sporadico. Un luogo di fermento, in cui sia più semplice far nascere idee e più desiderabile vivere. Individuiamo poche ma chiare azioni strategiche. Diamo un segnale forte.

 

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