I Verdi del Ticino
La Costituzione ticinese parla chiaro: ognuno ha diritto ad un salario dignitoso. Si vogliono fare i giochini alla faccia degli elettori e dei lavoratori? Allora che sia chiarita la legge.
I Verdi del Ticino sono perplessi per quanto sta accadendo nel Mendrisiotto. Al salario minimo e alla sua valenza sociale hanno sempre creduto fino in fondo. Per questa ragione si sono battuti per inserire nella Costituzione il diritto di ognuno ad avere un salario dignitoso. Sì, perché di salario sociale stiamo parlando, quindi del minimo, sotto il livello del quale non si riesce a vivere con decenza in Ticino. Se le aziende con CCL sono state escluse dalla normativa, è perché si dà per scontato che il quadro complessivo delle condizioni di lavoro siano superiori al minimo, non certo per aggirare la legge pagando salari da fame. Se i partner sociali sono i primi a fare i furbetti bisognerà impedirglielo.
Certo è che un sindacato dovrebbe proteggere il personale, e qui si fa largo un grosso punto di domanda sulla presenza e la funzione di TiSin, organizzazione che ha visto la luce dopo l’adozione della legge sul salario minimo da parte del Gran Consiglio, e sui suoi legami con la Lega. Quella Lega che ha sostenuto il salario minimo. Sembra paradossale, in effetti, che prima si è a favore di buste paga più dignitose per favorire un maggior numero di lavoratrici e lavoratori residenti, e poi si fa in modo di favorire l'assunzione quasi esclusiva dei frontalieri aiutando aziende a sottoscrivere Contratti Collettivi con salari indegni.
Per quanto riguarda l’associazione padronale Ticino Manufactoring, che prende posizione oggi minacciando la delocalizzazione, non possiamo che ribadire quanto abbiamo sempre sostenuto: a chi giova mantenere sul territorio ticinese aziende senza valore aggiunto? Non al territorio e non ai lavoratori. Quindi se dovessero partire nessuno li rimpiangerà.