Guido Picco, Savosa
Ho praticato il basket di un certo livello nella prima parte della mia vita. Oltre ai sacrifici che ogni attività sportiva richiede(va), le difficoltà maggiori erano costituite dalla pericolosità delle strutture in cui ci allenavamo e in cui si tenevano le partite ufficiali: muri di cemento armato posti a ridosso della linea di fondo e spazi inadeguati sia per noi giocatori sia per il pubblico. La gioia della gara era mitigata dalla continua paura di farsi male.
Il nuoto era la mia seconda passione che ho dovuto presto abbandonare proprio per la mancanza di possibilità di allenamento in posti perlomeno decenti. Se per il nuoto la situazione mi sembra significativamente migliorata, per il basket siamo ancora legati a strutture inadeguate e pericolose. Queste manchevolezze hanno sicuramente scoraggiato molti giovani a praticare sia il basket sia altre discipline ugualmente formative e degne di lode come lo stesso calcio, badminton, boxe, arti marziali, tennis tavolo, scherma eccetera (tutti questi sport troveranno spazio nel palazzetto previsto dal PSE). La mancanza di strutture adeguate ha disperso un’infinità di potenziali talenti.
Non dimentichiamo che lo sport è la migliore risposta alle frustrazioni che la nostra società purtroppo crea: dunque un nuovo polo sportivo all’altezza dei nostri tempi non può che essere bene accolto anche da coloro che si preoccupano della deriva sociale dei giovani. Occorre agire senza ulteriori indugi per il bene stesso dello sport.