Rocco Vitale, membro di comitato Giovani Verdi
Siamo di fronte ad un’emergenza: molte e molti curanti, sovraccarichi di lavoro e insoddisfatti della loro situazione professionale, voltano le spalle a questa professione. Un terzo di loro prima dei 35 anni. L’esodo professionale di personale curante, soprattutto infermieristico, è ancora più allarmante se inserito nel contesto demografico del nostro paese: l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche generano un crescente bisogno di assistenza infermieristica. Per la quale la Svizzera dipende però in larga misura dai paesi limitrofi che stanno prendendo misure sempre più incisive per evitare la fuga di personale sociosanitario.
È sulla base di questa diagnosi che l’”Associazione Svizzera Infermiere e Infermieri” (ASI) ha lanciato nel 2017 l’iniziativa popolare “Per cure infermieristiche forti”, sulla quale saremo chiamate e chiamati ad esprimerci il prossimo 28 novembre. In caso di accettazione, Confederazione e Cantoni saranno tenuti a formare più personale curante, a migliorare le condizioni di lavoro del settore e a garantire un maggior riconoscimento delle prestazioni infermieristiche. Il controprogetto elaborato dal Parlamento dà seguito ad alcune delle richieste formulate dal comitato di iniziativa (sono contemplate un’offensiva di formazione, per la quale la Confederazione metterebbe sul tavolo 469 milioni, così come la possibilità di fatturare alcune prestazioni infermieristiche senza passare attraverso la firma del medico), ma ha il grande difetto di non frenare gli abbandoni prematuri della professione.
Per ovviare a questo problema sono necessarie delle strutture adatte alla conciliabilità lavoro-famiglia, una pianificazione dei turni affidabile e comunicata tempestivamente, delle migliori prospettive professionali e dei salari più consoni alle grandi responsabilità che il mestiere di infermiere/a comporta. Solo così possiamo garantire che i soldi investiti nella formazione si riveleranno un investimento lungimirante.
La correlazione tra un numero sufficiente di personale infermieristico nei vari reparti da una parte e la sicurezza, la qualità e l’efficienza delle cure dall’altra è scientificamente dimostrata dal lontano 2005. Lo ricordava recentemente Yvonne Willems Cavalli, infermiera e già responsabile della formazione Master cure infermieristiche alla SUPSI, ai microfoni della RSI, facendo anche notare che il problema della mancanza di personale infermieristico è stato ancora evidenziato da diversi rapporti nel 2009 e ribadito davanti al Gran Consiglio ticinese nel 2014. La pandemia ha definitivamente suonato il campanello d’allarme. Votando SÌ, domenica 28 novembre, abbiamo la possibilità di mettere fine a quest’inerzia politica e riconoscere l’importanza sistemica della professione delle cure all’interno della nostra società.