Marco Romano, consigliere nazionale PPD-Alleanza del Centro
Capita sempre più spesso d'immaginarsi i Padri fondatori dell’Unione europea che si rivoltano nel loro eterno riposo. L’UE si è trasformata in un pachiderma centralistico e tecnocrate, capace e rapido nel regolare dettagli assurdi (la dimensione di frutti e ortaggi), ma incapace e incoerente nei confronti delle grandi sfide continentali (la gestione dell’emergenza migratoria in primis). Un nuovo preoccupante inciampo è avvenuto agli inizi di dicembre con la goffa proposta di evitare l’uso del vocabolo “Natale” e dell’aggettivo “natalizio”, suggerita da una circolare della Commissione destinata ai propri dipendenti. La protesta è giustamente subito montata e la direttiva è stata ritirata per essere approfondita. Quanto potrebbe sembrare goffo è a mio giudizio allarmante. La conferma di un approccio volto a relativizzare l’essenza storica, culturale e identitaria dei popoli. Non è una questione di “politicamente corretto”, ma di capitolazione nei confronti di un’ideologia volta al qualunquismo e alla banalizzazione; nessuna responsabilità e sola burocrazia. Con l’artificio del rispetto delle diversità e dell’inclusione si mira a cancellare. Un approccio pericoloso, da respingere a priori, perché mina alle radici di ogni comunità. La Svizzera sia anche qui da esempio: la pluralità viene vissuta e difesa, non cancellata e relativizzata. Buon SANTO Natale!