Gerardo Rigozzi, già direttore di liceo
BELLINZONA - Capisco che è imbarazzante per il Gran Consiglio osteggiare una proposta dipartimentale intesa a sperimentare una nuova impostazione della classe terza della SM. Tuttavia detta proposta ricalca la volontà ben precisa di attuare un assunto della "Scuola che verrà", ampiamente rigettato dal voto popolare, ovvero la prosecuzione dell'inclusione ad ogni costo.
Idea rispettabile, ma alquanto riduttiva, proprio perché non sorretta da una riflessione sull'intero biennio e sulle norme di accesso alle scuole postobbligatorie. Opporsi a questa operazione non significa mettersi in opposizione pregiudiziale al DECS, ma semplicemente esigere uno sforzo maggiore di approfondimento della questione. È opinione assai diffusa che l'esperienza dei livelli (attuata anche malamente) vada superata. Ma da più parti sono sorte delle osservazione e proposte diverse rispetto a quelle del DECS. Perché non tenerne conto?
La Legge della scuola afferma chiaranente che "Gli allievi hanno il diritto di ricevere un insegnamento conforme alle loro caratteristiche individuali" (Art. 58. cpv.2). Noi sappiamo che nell'adolescenza gli allievi si distinguono per interessi, attitudini, atteggiamenti. Perché voler forzare l'insegnamento in modo unitario come propone il DECS? Io credo che la scuola debba farsi carico di differenziare talune offerte, pur salvaguardando l'acquisizione delle basi per tutti. Non si chiede di differenziare strutturalmente l'insegnamento in funzione delle scelte future, ma di offrire a complemento del tronco comune la possibilità per gli allievi di arricchire la loro voglia di apprendimento, sia essa negli aspetti tecnologici e applicativi, sia negli aspetti inerenti agli approfondimenti disciplinari. Ma attenzione: non rendiamo discriminatorie tali scelte, ma lasciamo la necessaria flessibilità di scelta dei percorsi a seconda degli interessi degli allievi. Inoltre, non introduciamo vincoli specifici legati a questa o a quella materia per l'accesso al mediosuperiore, ma consideriamo il profilo generale di un allievo, la sua attitudine allo studio, la sua vivacità intellettiva, la sua motivazione, ecc.
È perfettamente inutile che intraprendiamo un percorso sperimentale solo per la terza, senza porci questi questi di ordine generale. Inoltre una sperimentazione di due anni per il terzo anno implica che anche per la quarta si proceda in tal modo, con il rischio di perdere ulteriore tempo.
Io credo che se il Gran Consiglio si limitasse a chiedere al DECS di presentare una risoluzione per una sperimentazione seria che tenga conto delle obiezioni giunte da più parti, ciò potrebbe essere un segnale altamente responsabile e non pregiudiziale, come purtroppo lo si vuole interpretare da parte di alcuni.