Siro Fadini, membro di Comitato GISO Ticino
Il 15 maggio si voterà in Ticino l’ennesimo tranello della destra per il risanamento delle finanze del cantone: un decreto che chiede il pareggio dei conti entro il 2025 agendo praticamente solo sulle spese. Cosa significa concretamente? Tagli alla scuola, alla protezione dell’ambiente, alla socialità, alla sanità, e via dicendo.
Come giovane ticinese questo tipo di politica furbo e sfacciato mi preoccupa molto. Sfruttare un momento di crisi come questo per attuare l’ennesima vecchia mossa di austerità è certamente strategicamente qualcosa di estremamente efficace, ma le conseguenze di queste politiche neoliberiste le dovremo aimè sopportare noi giovani. È facilmente intuibile che per risolvere gli enormi problemi di lavoro nel nostro cantone, come i salari stagnanti, i cervelli in fuga e il dumping, sia necessario uno stato e una democrazia forte. È allo stesso modo logico che per una rapida transizione energetica servano prima di tutto investimenti mirati. Questi sono unicamente due dei tanti problemi che volente o nolente la nostra politica dovrà affrontare. La via che il decreto Morisoli vuole invece dettare è quella della recessione, del caos e dell’imprevidenza.
Questo tipo di politica neoliberista e miope non guarda in nessun modo al futuro e al benessere delle prossime generazioni, facendo pesare i costi della crisi su chi fa già fatica e lasciando a piede libero chi invece ha effettivamente causato la maggior parte dei problemi che stiamo vivendo, ovvero i ricchissimi. Una vera politica di uscita dalla crisi deve innanzitutto invertire le priorità. Prelevare ai più ricchi per avere la necessaria liquidità e investire massicciamente nell’istruzione, nella salvaguardia dell’ambiente, negli ospedali e in tutti quei settori che permettono alla nostra società e a noi giovani di avere un futuro più roseo. Non caschiamo nella voragine dell’austerità, non siamo noi a dover pagare le conseguenze della crisi!