Domenico Zucchetti, Membro comitato Verdi del Ticino
La crisi alimentare dovuta al blocco delle esportazioni di prodotti agricoli dall’Ucraina ha fatto vedere che in molte nazioni non c’è più un settore agricolo in grado di garantire la sussistenza della popolazione. Grazie all’apertura dei mercati, l’agricoltura industriale ha preso il predominio e ha portato all’estinzione, in tutto il mondo, di milioni e milioni di piccole aziende familiari che praticavano l’agricoltura tradizionale e di sussistenza. Anche il settore agricolo svizzero continua a subire questa pressione. Fortunatamente però da noi si è riusciti, almeno in parte, a contrastare l’apertura dei mercati, auspicata dai settori economici e industriali. Molto importante, negli ultimi decenni è stato il cambiamento del sistema dei sussidi, introducendo per gli agricoltori svizzeri il Reddito Minimo Garantito, una rivendicazione della prima ora dei movimenti ecologisti (vedi esempio Max Havelar). Questo ha dato alle famiglie di agricoltori una maggiore tranquillità economica. Hanno così potuto aumentare la qualità dei prodotti e dedicarsi alla vendita diretta ed altre attività più redditizie. Il lupo è chiaramente un problema per alcuni allevatori, ma, almeno per il momento, ha un impatto economico relativo. Il fatto però che la presenza del lupo e le predazioni facciano sentire gli agricoltori impediti nel mantenere gli alpeggi e addirittura minacciati nella loro esistenza economica, la dice lunga sulla fragilità del settore e delle difficoltà a competere con l’agricoltura industriale e le sue logiche. L’iniziativa per il No dell’allevamento intensivo, in votazione il 25 settembre, rafforzerà ulteriormente l’agricoltura svizzera, perché imporrà ai prodotti importati di essere cresciuti con le medesime regole che valgono in Svizzera. I partiti di destra sono però contrari a qualsiasi limitazione al commercio, combattono questa iniziativa e hanno già pronti nuovi accordi di libero scambio, come quello molto problematico con i paesi dell’America del sud (Mercosur). Il tema “lupo” è così diventato un potente strumento per nascondere i veri problemi del settore agricolo, mostrare empatia verso gli allevatori e mantenere alto il consenso verso le politiche di libero scambio.