Erika Franc, I Verdi di Bellinzona
Il 25 settembre saremo chiamati a esprimerci sull’iniziativa sul divieto dell’allevamento intensivo. C’è chi insiste che tale iniziativa sia inutile, sostenendo che la produzione zootecnica industriale non sia praticata in Svizzera e che se l’iniziativa dovesse essere accettata vi sarebbe una maggiore dipendenza dall’importazione estera.
La produzione zootecnica industriale è presente anche in Svizzera. Fortunatamente, la maggior parte delle aziende agricole già oggi rispetta i criteri richiesti dall’iniziativa. Tuttavia, ciò non significa che essa sia superflua. Al contrario, ciò dimostra che è fattibile esigere da parte di tutte le aziende agricole un allevamento rispettoso dell’animale.
Viene inoltre paventata una maggiore dipendenza dall’importazione dovuta ad una minor produzione di carne in Svizzera. Ma non sarà piuttosto l’inverso? L’enorme produzione di prodotti d’origine animale in Svizzera dipende da tonnellate di foraggio come soia e frumento, che vengono annualmente importati dall’estero. Si può ancora definire la carne ‘svizzera’ se l’animale viene nutrito principalmente da foraggio importato? Come mai la provenienza di tale foraggio non è un criterio per l’ottenimento del marchio d’origine locale?
Per la conservazione del nostro paesaggio culturale e per mantenere la biodiversità è significativamente meglio se gli animali da allevamento pascolano all’esterno, invece di rimanere per tutta la loro vita nelle stalle. Grazie ai pascoli estensivi si evita l’imboschimento e si mantengono le superfici prative che svolgono un ruolo importante per molte piante e insetti indigeni. Inoltre, quando gli animali si nutrono di erba sul pascolo essi rimuovono l’azoto dal terreno che viene poi restituito tramite gli escrementi. In questo modo si crea un ciclo chiuso di concime. Al contrario, con l’apporto del foraggio dall’estero, viene prodotto un grande surplus di concime con azoto che sovraccarica l’ambiente e crea scompensi.
Il miglior risultato si ottiene non più guardando all’eccesso, bensì alla qualità e ciò ha dei risvolti positivi sia per il benessere degli animali che per l’ambiente. Se l’iniziativa dovesse essere accettata, cosa che mi auguro, significherà che meno è meglio.