ARON PIEZZI, DEPUTATO PLR - Ad inizio dicembre abbiamo appreso che il Consiglio degli Stati, dopo il sì del Nazionale, ha approvato una mozione che prevede una sanatoria per gli edifici costruiti più di 30 anni fa fuori dalle zone edificabili. La decisione, tra l’altro, non si riferisce solo ai rustici ticinesi
ma pure per gli chalet vallesani e i maiensässe grigionesi.
Proprio in quei giorni, l’Ente regionale di sviluppo del Locarnese e della Vallemaggia, in collaborazione con le sue quattro Antenne di sviluppo regionale (Vallemaggia, Verzasca, Gambarogno e Centovalli-Onsernone-Pedemonte), ha presentato un “manifesto” voluto per promuovere, sensibilizzare e incentivare il restauro e la valorizzazione dei rustici fuori zona edificabile (www.locarnese.ch). Il “manifesto” verrà esteso anche agli altri Enti regionali ticinesi, affinché tutti possano condividerlo e concretizzarlo.
Tutto ciò dimostra come sia importante occuparsi con maggior insistenza del tema dei rustici, in un’ottica non solo rivendicativa ma piuttosto legata alle opportunità che essi possono rivestire per il futuro delle periferie. Sappiamo benissimo che questo patrimonio,
per vari motivi, è oggi seriamente a rischio: è perciò indispensabile fare di tutto per salvare il salvabile.
In questi giorni, con i colleghi Buzzini, Ghisla, Soldati e Ferrari, ho inoltrato una mozione che mira a cambiare approccio nei confronti del territorio fuori zona edificabile. Gli interventi di ristrutturazione, a carattere conservativo e/o con cambiamento di destinazione, devono essere favoriti e incentivati perché concorrono alla tutela del paesaggio, e non – come avviene adesso – considerati delle eccezioni (oppure addirittura ostacolati a seguito di un atteggiamento troppo intransigente).
Questo nuovo approccio si giustifica anche perché il territorio fuori zona edificabile è un patrimonio di valori, risorse e saperi, importanti per il futuro delle zone discoste, per il benessere dei cittadini e per sviluppare nuove offerte legate al turismo sostenibile e all’economia del settore primario.
La montagna deve essere vista in modo dinamico, unendo tradizione, tutela, valorizzazione ma pure spirito innovativo. Del resto, i rustici rappresentano il modo in cui i nostri antenati sono riusciti ad avere un rapporto funzionale ma pure armonioso con il territorio, adattandosi e individuando soluzioni anche ingegnose per riuscire a vivere e a lavorare in condizioni spesso avverse.
È quindi arrivato il momento di rivedere il quadro legale in vigore, alfine di permettere al buon senso di prevalere sull’applicazione di principi giuridici, corretti sulla carta ma che nulla hanno a che vedere con la dignità delle nostre montagne e di chi un tempo li ha vissuti.
L’articolo legislativo in questione, come noto, è il 24 della Legge federale sulla pianificazione del territorio (e relativa Ordinanza). Bentinteso, le norme dovranno sempre essere rigorose e puntuali, per consentire interventi rispettosi delle tipologie architettoniche tradizionali; ma è essenziale riconoscere anche un valore paesaggistico e culturale ai rustici fuori zona edificabile, in cui uomo e natura abbiano relazioni positive e rispettose.
La mozione, infine, chiede esplicitamente al Consiglio di Stato di attivarsi presso la Conferenza dei Cantoni alpini e promuovere – tramite le rispettive deputazioni alle camere federali – la revisione della Legge federale, in sintonia con gli intendimenti presentati nel nostro atto parlamentare. Senza un cambiamento di approccio, soprattutto dell’autorità federale, il destino del nostro patrimonio costruito, già in difficoltà, è segnato.
Non possiamo permetterci questo danno irreversibile!