MPS, Movimento Per il Socialismo
Il consigliere di stato PS Manuele Bertoli ha perso un’altra occasione per stare zitto. Difficile infatti trovare altre parole per commentare le sue dichiarazioni (in una conferenza stampa “personale” indetta oggi) in merito al suicidio, alle molestie e ai casi di mobbing avvenuti all’interno di Unitas di cui lui è stato direttore dal 2002 al 2011.
I fatti sono ormai tristemente noti.
Il primo caso riguarda una dipendente che nel 2001 si toglie la vita; ora sappiamo grazie al coraggio e alla determinazione dei suoi famigliari, che questa persona si sentiva vittima di mobbing e viveva un malessere legato alle sue condizioni di lavoro. Oggi il consigliere di stato, si limita a dire che “quel fatto ci ha lasciati tutti di stucco”, di aver chiesto il testamento della vittima ma di non averlo ricevuto, così ha ritenuto il caso chiuso…Ma che razza di vice-presidente o direttore che dir si voglio, è una persona che, di fronte a un fatto così grave, non si pone almeno delle domande? Che non va a cercare di capire le ragioni di questo gesto, magari cercando di mettere in atto delle azioni per evitare che altre situazioni simili si verifichino? Che si limita a dire che non ha potuto leggere il testamento della vittima?
Lo stesso atteggiamento si riscontra per quel che riguarda i casi di molestie: 25 anni di abusi su almeno 5 donne all’interno di un luogo di lavoro; come si fa a non percepire nulla a non cogliere segnali di malessere e di malcontento? Anche qui appare inaccettabile il ragionamento per cui non si è fatto nulla perché “le vittime non parlavano”…con buona pace di chi, consapevolmente o meno, fa finta di nulla.
E’ veramente ora di finirla di dare la responsabilità alle vittime che non hanno segnalato quanto accadeva. E’ compito di una direzione (di qualsiasi azienda o luogo di lavoro) vigilare affinché certe cose non succedano, agire e creare le condizioni per cogliere i segnali che sicuramente ci sono, creare le condizioni affinché le persone possano parlare e aprirsi. Se questo non avviene o avviene tardi significa che comunque qualcosa nella struttura e nella gestione del personale non ha funzionato e la direzione ne è in qualche modo responsabile.
Fin qui però nulla di nuovo: l’atteggiamento di Bertoli anche nei casi di molestie avvenuti all’interno delle scuole è sempre stato questo; finché le vittime non parlano non si può fare nulla…con buona pace di tutte le belle parole sulla prevenzione, sull’ascolto e l’attenzione che tutte le sue compagne di partito continuano a sostenere. Ma Bertoli oggi va ancora più in là…sostanzialmente dice che la cura e il sostegno alle persone ipovedenti sono più importanti del benessere delle vittime…le attività dell’associazione devono andare avanti, quindi nessun azzeramento del comitato, nessuna assunzione di responsabilità. Una posizione vergognosa e inaccettabile, un ulteriore schiaffo alle vittime e alle loro famiglie.
Significativo che Bertoli abbia qui deciso di rompere la collegialità governativa (spesso invocata per giustificare il non poter far nulla su diversi dossier) per difendere l’indifendibile: è noto che il governo ha invitato Unitas ad azzerare i propri organismi direttivi. Una indicazione rispetto alla quale Bertoli si smarca. Bertoli è stato capace, in un colpo solo, di mettere in campo tutto l’argomentario – visto a più riprese in questi anni – per sminuire, giustificare, “comprendere” l’atteggiamento di chi – pur avendo delle responsabilità persino affidategli dalla legge – non fa o non ha fatto nulla per prevenire, impedire, reprimere molestie e mobbing sui luoghi di lavoro. Complimenti!