Martino Marconi, membro di coordinamento della Gioventù Comunista
La scorsa settimana l’Associazione Ticinese degli Insegnanti di Storia (ATIS), attraverso un comunicato a firma di Massimo Chiaruttini, ha espresso solidarietà al suo presidente Maurizio Binaghi per un “attacco alla sua persona” che sarebbe stato rivolto dalla Gioventù Comunista (GC). A mio modo di vedere tale lettura dei fatti non ha fondamento e si riduce a un travisamento delle posizioni espresse dalla GC.
Rimettiamo in fila i fatti: la Gioventù Comunista (GC) ha pubblicato un comunicato stampa in cui esprimeva “preoccupazione per il servizio del Quotidiano (RSI) andato in onda il 26 gennaio, dedicato al Giorno della memoria e con ospite Maurizio Binaghi” poiché “il servizio propone un pericoloso parallelismo fra l’avanzata delle truppe naziste ad Est nel corso della Seconda guerra mondiale e l’attuale conflitto in Ucraina”. Al centro del comunicato vi erano anche altre asserzioni di Binaghi, tra cui l’idea che dopo la fine della seconda guerra mondiale i confini in Europa non sarebbero più stati rimessi in questione con la guerra sino all’attuale conflitto in Ucraina, dimenticando così lo smantellamento violento della Jugoslavia operato dai paesi della NATO. Il tutto si chiudeva così: “come GC siamo anche preoccupati per come viene insegnata la storia nelle nostre scuole ticinesi”, con l’invito a segnalarci episodi di intolleranza nei confronti degli studenti dal momento che siamo a conoscenza di diverse situazioni del genere che sono in aumento (e a dirla tutta non solo nell’ambito delle lezioni di storia). L’ATIS però non ha preso bene questa preoccupazione, lanciando il comunicato che ho citato in apertura.
Come si può ben vedere da questo breve riassunto con la citazione dei passaggi fondamentali del comunicato della GC, questa si limita ad esprimere preoccupazione, sostenendo vi fossero inesattezze in quanto affermato da Binaghi, senza mettere in discussione la professionalità della persona di Binaghi. Chiaruttini invece risponde su tutt’altro piano, non va a che cosa viene detto ma al chi lo dice, descrivendo la GC come una banda di ragazzini ideologizzati a cui non vale la pena rispondere, dimostrando così che le preoccupazioni della GC erano fondate. Tutto il resto del comunicato firmato da Chiaruttini è costruito su questo modello, non entrando mai sui fatti ma lanciando la palla in tribuna facendo appello all’indignazione del lettore che non ha letto il comunicato originale della GC; una tecnica tutto all’opposto de “l’approccio deontologicamente e scientificamente corretto di cui l’ATIS si è da sempre fatta promotrice” che invece dichiara nel suo scritto
Più rilevante è invece il colpo di coda in conclusione al comunicato, dove la GC viene assimilata ai Giovani UDC, sostenendo che “anche la Gioventù Comunista ticinese abbia fatto propria (con due anni e mezzo di ritardo) la campagna promossa nel 2020 dai Giovani UDC denominata “Scuole libere”. Devo dire che quando ho letto queste parole ho provato profondo imbarazzo ed empatia per Chiaruttini. Dal suo punto di vista deve essere convinto di aver fatto un colpaccio e di aver costruito un’argomentazione ineludibile. Questo, purtroppo per lui, non è vero e anzi permette di fare ulteriore chiarezza sulla posizione della GC. Infatti: il 9 ottobre 2020 i Giovani UDC (GUDC) lanciavano la loro campagna; il 10 ottobre 2020 veniva pubblicato il comunicato della GC in risposta ai GUDC in cui veniva esposta la nostra posizione, naturalmente diversa, che riconosceva elementi propagandistici nell’insegnamento e l’impossibilità di un insegnamento neutro. In quell’occasione avevamo sottolineato come la scuola promuova una visione liberale della società e che ciò si rispecchia nei contenuti didattici. Si pensi che nel solo corso di storia spesso non si trattano eventi fondamentali come lo sciopero generale del 1918 (represso violentemente dal tanto glorificato esercito svizzero, che ha sempre e solo sparato contro i lavoratori svizzeri) o il ruolo fondamentale del colonialismo nello sviluppo del capitalismo elvetico, per non parlare dell’omissione di scandali come la Fichenaffäre, ovvero la schedatura di quasi un milione di cittadini svizzeri identificati come “di sinistra” da parte della Polizia federale durante il periodo della guerra fredda. Di esempi ve ne sarebbero numerosi altri e non solo legati all’insegnamento della storia, come la propaganda neoliberista che viene promossa nei corsi di economia o la forma mentis che viene inculcata agli allievi delle scuole professionali, dove si insegna a ubbidire al padrone.
Il 19 ottobre 2020 invece, durante una trasmissione mattutina di Rete UNO, lo stesso Binaghi ha avuto una breve polemica con me sempre sulla questione “Scuole libere”, cosa che indubitabilmente dimostra che l’ATIS, nella persona del suo presidente, era informata dei fatti e addirittura si esprimeva sulle posizioni politiche espresse dai movimenti giovanili, tra cui quella della GC che oggi fingono di ignorare. A voler pensar bene, e nonostante tutto penso ancora bene, l’unica spiegazione è che i nostri storici hanno una memoria a brevissimo termine, e di qui il titolo di questo articolo. Mi preoccupa, pensando che sono gli stessi che organizzano le proiezioni per la Giornata della memoria. Ancora qualche parola sulla questione “scuole libere”: oggi come allora, lo ripeto, siamo coscienti che un insegnamento neutro non esiste. Quello che però noi chiediamo è che la propaganda liberal-atlantista non venga spacciata per verità assoluta e che, soprattutto, siano accettate le voci discordanti in classe da parte degli allievi.
In definitiva il gioco dei nostri storici senza memoria è chiaro quanto semplice: ripetere che loro sono i buoni e noi i cattivi, evitando di rispondere ai nostri motivi di preoccupazione (rafforzandoli) e dipingendoci come una stampella a sinistra dell’UDC. Spero di aver reso chiaro con questo articolo che noi non ci stiamo: la GC e il Partito Comunista perseguono la propria linea politica costruita autonomamente, senza cedere a pressioni o a intimidazioni di sorta.