Christian Fini, Presidente PLR Gravesano, Segretario ALRA-PLRT, Candidato al Gran Consiglio.
Spesso davanti ai problemi risulta più facile, come si fa con la polvere, nasconderli “metaforicamente” sotto il tappeto. Di solito la nostra mente ci fa dire, perché devo pensarci ora? Perché devo pensarci proprio io?
Questo discorso vale anche per l’energia elettrica. Il recente conflitto bellico ci ha messo davanti a una situazione paradossale e che forse non tutti sapevano, le fonti energetiche svizzere non ci possono sostentare appieno, e come buona parte della nostra energia è importata dall’estero.
Da qui l’invito delle autorità alla popolazione a consumare meno, il giusto, evitando gli sprechi. Tutto condivisibile, e poi? Serve una visione a lungo termine. Non possiamo sempre essere in balia degli eventi e l’energia, almeno oggi, non è infinita. Il recente aggiornamento del Piano energetico cantonale s’inserisce in questa visione, ma dobbiamo iniziare subito con questi cambiamenti. Sappiamo bene che il fotovoltaico ha un potenziale facilmente utilizzabile e che permetterebbe una crescita della produzione di energia elettrica rapida e disponibile.
Vogliamo indipendenza energetica? Vogliamo una transizione energetica più celere possibile? Allora dobbiamo anche incentivare la popolazione con sostegni mirati e non cadenzati o limitati nel tempo, dato che posare un impianto sul tetto della propria casa non è proprio alla portata di tutte le tasche e visto che i fondi e i crediti una volta esauriti devono sempre essere riallestiti e riapprovati con le longaggini che ne conseguono.
Ma non siamo solo noi cittadini a dover fare la nostra parte, anche lo Stato ha un potenziale importante inespresso. Se guardiamo ai progetti in ambito fotovoltaico che potrebbero fare la differenza e produrre energia su larga scala, troviamo la posa sulle dighe, nelle discariche di inerti, sui ripari fonici lungo l’autostrada o sui tetti industriali. A titolo di esempio, solo con la posa di pannelli fotovoltaici sui tetti delle grandi superfici in Svizzera, potremmo produrre un terzo del fabbisogno mensile confederato. Serve solo coraggio e unità d’intenti, come pure una legislazione più morbida gli attori economici che operano in questi settori come pure nella rivendita dell’energia prodotta.
Sempre in ambito energetico, la recente decisione dell’Unione europea nell’ambito della mobilità parla chiaro. Nei prossimi vent’anni saremo confrontati con un boom di auto ibride o completamente elettriche. Ma se le case automobilistiche si stanno adeguando, la struttura che dovrebbe reggere i rifornimenti non è altrettanto al passo con i tempi, anche in Svizzera.
Se una persona acquista una vettura elettrica deve anche sentirsi in grado di poter viaggiare tranquillamente senza l’ansia di poter trovare una ricarica libera e performante, se non dispone di una wallbox a domicilio o di un abbonamento “fast charge” di una nota casa automobilistica. Quindi Cantone e Confederazione si devono impegnare a garantire una capillarità di questi servizi sul nostro territorio con “supercharge” per tutti i veicoli, attingendo per il loro rifornimento a nuove fonti rinnovabili.
Il nostro tappeto come detto è lì a far bella mostra di sé e la “polvere” comincia a sbucare. Iniziamo a toglierla?