Raoul Ghisletta, segretario Sindacato VPOD Ticino
La situazione finanziaria dell’Istituto cantonale di previdenza del Canton Ticino (IPCT) è preoccupante. Sin dal 2020 il Sindacato VPOD ha lanciato l’allarme, indicando che senza maggiori contributi dei datori di lavoro le rendite dei pensionati privi di garanzie saranno decurtate, come già avvenuto dal 1.1.2021 per le rendite vedovili. Uno scenario che senza questo finanziamento aggiuntivo si confermerà a partire dal 2024 in modo sempre più massiccio.
Nel 2020-2022 i Sindacati VPOD, OCST e CCS hanno fatto pressione a favore dell’accettazione parlamentare del messaggio governativo 7784 del 15.1.2020, intitolato “Attribuzione all’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (IPCT) di un contributo integrativo di CHF 500 mio per la copertura del costo supplementare delle garanzie di pensione concesse agli assicurati con più di 50 anni nell’ambito della riforma dell’IPCT entrata in vigore il 1° gennaio 2013”. Purtroppo il centrodestra, guidato da UDC e Lega nella seduta parlamentare 11.4.22 ha affossato il contenuto principale del messaggio, determinando in tal modo un ulteriore sottofinanziamento dell’IPCT (per scelte prese dal legislativo e dal governo nel lontano 2012 non coperte finanziariamente). Infatti la strada alternativa disegnata dal Palamento (“lodo Pamini”), che si basa su un anticipo di contributi alla cassa pensioni da parte del datore di lavoro pari a 700 mio. Fr, non ha potuto (e non potrà) essere attuata a seguito dell’aumento del costo del denaro e delle oscillazioni al ribasso del mercato azionario.
Il Sindacato VPOD ha cercato di mobilitare i 16'000 assicurati attivi dell’IPCT tramite una manifestazione in Piazza Governo in data 15 settembre 2021, che ha radunato alcune centinaia di persone, e poi tramite una petizione, che ha raccolto 2'200 firme (consegnata a Parlamento e Governo il 18 ottobre 2021). A partire dall’autunno 2022 questa battaglia si è allargata massicciamente con la costituzione di un movimento trasversale chiamato Rete di difesa delle pensioni (RdP), che con un importante supporto sindacale il 28 settembre 2022 ha organizzato una grande manifestazione di 3'500 persone davanti al Governo. In seguito vi è stata una seconda manifestazione il 14 dicembre 2022, che ha visto la partecipazione di 1'500 persone, e una terza manifestazione sempre a Bellinzona lo scorso 15 marzo.
A inizio 2023 il Governo ha finalmente avviato le trattative con i sindacati per il rifinanziamento dell’IPCT nel tentativo di salvaguardare il livello delle rendite per gli assicurati privi di garanzie. La seduta finale è prevista il 30 maggio. In seguito vi sarà il messaggio del Governo al Parlamento: e dopo il voto del parlamento vi sarà probabilmente un voto popolare all’orizzonte (referendum UDC-Lega). La strada per una soluzione accettabile al problema è quindi molto lunga e difficile. Se non si trova una soluzione accettabile entro il 2024 il calo delle pensioni del 20% sarà imposto dall’autorità federale di vigilanza sulle casse pensioni (in una ventina d’anni la perdita finale assommerà a ca. il 40%).
L’Assemblea dei delegati del Sindacato VPOD del 27 aprile 2023 ha appoggiato la mobilitazione e gli scioperi del 10 maggio 2023 per le pensioni IPCT, promossi dalla base allo scopo di influire sul risultato delle trattative e sulla strada molto lunga e difficile per raggiungere una soluzione accettabile del problema.
Il Sindacato VPOD chiede che anche gli impiegati (e non solamente i docenti) possano segnalare la loro adesione allo sciopero, timbrando il codice per lo sciopero, ossia il codice 61 (vedi allegata RG 6503 del 2012).
La lettera del 3.5.23 del Consiglio di Stato qui allegata invece non menziona il codice 61 dello sciopero: chi tra gli impiegati il 10 maggio si assenterà per lo sciopero dovrà timbrare come scalo ore, affari privati, vacanze. Invece per i docenti l’assenza verrà considerata “astensione dal lavoro”: quindi la lezione non svolta sarà dedotta dallo stipendio. Quindi ai docenti possono segnalare la loro adesione allo sciopero il 10 maggio.
Il Sindacato VPOD chiede al Governo di correggere questa disparità di trattamento e di consentire anche agli impiegati di usare il codice 61 dello sciopero il prossimo 10 maggio.