Cerca e trova immobili

PARTITO COMUNISTANO alla modifica della legge sui negozi: il PC contro la precarizzazione del lavoro

19.05.23 - 08:26
Partito comunista ticinese.
Tipress (simbolica)
NO alla modifica della legge sui negozi: il PC contro la precarizzazione del lavoro
Partito comunista ticinese.

Il prossimo 18 giugno la popolazione ticinese dovrà esprimersi in votazione popolare sul referendum promosso dalle forze sindacali, della società civile e dai partiti. L’oggetto in votazione si riferisce alla modifica legislativa approvata dal Gran Consiglio, il cui obiettivo è l’estensione degli orari e delle aperture dei negozi nei giorni festivi e nelle domeniche. Tenuto conto della già problematica Legge sull’apertura dei negozi entrata in vigore nel 2020, la decisione del Parlamento cantonale tira troppo la corda ed è da interpretare come un affronto diretto ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori!

Tra intensificazione dei ritmi di lavoro, bassi salari, aumento della richiesta di profili “flessibili” e squalifica professionale per via di decisioni e ideologie manageriali, le condizioni di lavoro delle persone impiegate nel settore della grande distribuzione sono fortemente peggiorate negli ultimi anni. Un lavoro prevalentemente svolto da donne impiegate a tempo parziale, che per ragioni salariali e materiali faticano a conciliare la sfera professionale con quella familiare: l’estensione degli orari di lavoro si tradurrebbe forzatamente in un peggioramento delle condizioni di esistenza e in un aumento del carico fisico e mentale di queste lavoratrici! Un atto arrogante e classista da parte della maggioranza borghese che – in nome di un presunto beneficio del consumatore e del turismo – vuole aumentare lo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori!

Tra gli argomenti dei promotori della modifica di legge, infatti, vi sarebbe un ipotetico vantaggio dei piccoli commercianti – con una superficie fino a 400 mq – di modo che possano cogliere “il potenziale turistico in un periodo non facile vista la concorrenza”. Indipendentemente dalla questione puramente formale – in cui si confonde l’area di un’attività economica con la sua presunta forza economica, senza tenere conto dell’eterogeneità delle attività e dei valori immobiliari in cui hanno sede – e riduzionistica, estendere gli orari e i giorni di apertura dei negozi metterebbe in difficoltà diverse attività e acuirebbe la concorrenza tra piccoli e medie attività confrontate con grandi catene di distribuzione, in cui l’asimmetria di mezzi in possesso peggiorerebbe la situazione. Infatti, queste possono permettersi di impiegare flessibilmente del personale e aprire più giorni, traendo maggiori benefici a scapito dei loro concorrenti più deboli economicamente. Se davvero si intendono appoggiare le – inflazionatissime nella retorica ma scarsamente considerate dalla politica della maggioranza parlamentare – PMI, si sostengano piuttosto delle misure a favore del potere d’acquisto e si regolamenti la posizione oligopolistica dei grandi distributori!

Anziché permettere un reale rafforzamento delle PMI, questa modifica di legge estende la vendita di specchietti per le allodole e peggiora le già precarie condizioni di lavoro nel settore. Il Partito Comunista promuove da sempre una politica seria e realista a sostengo del potere d’acquisto, per un miglioramento delle condizioni salariali, lavorative e di consumo delle lavoratrici e dei lavoratori; e per una maggiore regolamentazione contro l’attuale regime oligopolistico nel settore della vendita, affinché l’artigianato e il lavoro indipendente possano realmente trovare delle condizioni favorevoli per la loro attività economica. Per queste ragioni il Partito Comunista invita la popolazione ticinese a votare NO alla modifica della legge sull’apertura dei negozi!

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 

Geremia 1 anno fa su tio
Questi sono quelli che si definiscono progressisti? La sinistra viaggia col freno a mano tirato mentre il mondo avanza. Sveglia amici, qui si tratta anche di creare posti di lavoro.

OrsoTI 1 anno fa su tio
Non si vuole apertura negozi e poi sono tutti in italia a spendere soldi dive i negozi sono sempre aperti. Ho vergogna a portare i miei ospiti e amici a lugano perche il sabato alle 17 chiude tutto e la domenica è una citta morta. Poi ci lamentiamo che turista ci snobba e va dritto in italia.

Equalizer 1 anno fa su tio
Sembra un testo scritto da un ragazzo/a di quarta media che ce l'ha con il mondo...

Itugarec 1 anno fa su tio
Ma andatevene a quel paese… Venite a lavorare in ospedale, case anziani e compagnia bella… poi ne riparliamo su come la invece riesce a convogliare ogni propria attività di vita quotidiana con gli impegni lavorativi. Allora chi lavora lì è considerato uno schiavo della società? Ma per favore… aumento di posti di lavoro, turni di lavoro frazionati per tutti e via a lavorare… chi scrive ste cose si vede che dimentica chi si sbatte per loro… con questo ringraziamento… Quando sta gente mi finirà in casa anziani, meriterà solo questo come risposta: ah la domenica e festivi sono sacrosanti, qua trovi tutto per lavarti ed i farmaci gestiscili da solo nonno… poi se sopravvivi, bene, senno ci vediamo o lunedi in casa anziani o al crematorio

matthias87 1 anno fa su tio
Risposta a Itugarec
A me personalmente non interessano i negozi aperti la domenica, pero aperti un poi più tempo alla sera si. a München i negozi sono aperti dalle 9.00 alle 20.00, 6 giorni su 7 detto questo non capisco perché sono poveri i dipendenti? tutti questi rami lavorano a turni: sanitario ramo industriale contadini sistemi di gestione stradale e ferroviaria trasporto publico tutti quelli degli alberghi e ristoranti bar polizia pompieri e ambulanze guardie di confine stazioni di servizio e di sicuro dimentico qualcuno. non capisco tutto questo accanimento del partito comunista. Se e ben strutturata la legge perché non si potrebbe fare? ah perché si fa fatica a fare le leggi ben fatte, lazzaroni.
NOTIZIE PIÙ LETTE