Partito Comunista
Dopo sei mesi di tranquillità solo apparente, ecco che la situazione in Kosovo e Metohija è purtroppo tornata a scaldarsi a causa delle angherie che la minoranza serba deve subire a opera delle autorità dell’autoproclamata repubblica del Kosovo, debitamente spalleggiate dalle forze di occupazione della KFOR appartenente alla NATO. La presenza in quello scenario anche di numerosi soldati svizzeri della missione SWISSCOY posta sotto il controllo proprio della KFOR rende quel conflitto a tutti gli effetti anche un nostro problema nazionale e impone a tutti i partiti politici svizzeri, anche in vista delle prossime elezioni federali, una presa di posizione chiara e netta.
Le attuali legittime proteste del popolo serbo sono state represse dall’intervento dei militari della NATO, innescando degli scontri che sono finiti col ferimento di alcune decine di civili e una ventina di soldati dei contingenti italiano e ungherese. In questa specifica circostanza il contingente svizzero non è stato fortunatamente impiegato, ma potrebbe esserlo in futuro poiché tale decisione non spetta più a Berna ma al Comando di scenario delle truppe NATO. È una cessione della nostra sovranità nazionale che rifiutiamo: il Partito Comunista pretende che l’ingaggio di soldati svizzeri, in qualsiasi scenario militare, competa solo ed esclusivamente al parlamento svizzero, non a comandanti che rispondono agli ordini di potenze straniere.
Lo scorso mese di novembre il nostro Partito aveva già preso posizione sulla situazione che si stava verificando in Kosovo e Metohija e aveva rilevato quanto segue: «Già l’estate scorsa la NATO aveva annunciato che, in caso di escalation al confine fra Serbia e Kosovo, le truppe sarebbero state pronte a intervenire militarmente, evidentemente ai danni della Serbia, nazione ‘colpevole’ di rifiutare l’atlantismo e i diktat degli USA. Colpire la Serbia – che è un paese neutrale militarmente – serve non solo a indebolire la Nuova via della seta cinese, ma anche a chiudere il solo spazio aereo di accesso all’Europa ancora consentito alla Russia e quindi vincolare del tutto l’UE agli USA, impedendo così ogni forma di dialogo e di pace. I nordamericani vogliono insomma portare una nuova guerra in piena Europa!».
La Serbia è una nazione sovrana che dispone di relazioni diplomatiche del tutto pacifiche e di mutuo vantaggio con la Svizzera: non possiamo tollerare che i nostri soldati siano usati da altri governi per rovinare queste relazioni! L’agire della NATO è da considerarsi dunque contrario agli interessi nazionali svizzeri e agli interessi di classe dei lavoratori di entrambi i paesi! Ogni giorno che i soldati svizzeri rimangono su quel territorio è un rischio per la loro incolumità e per la nostra neutralità. Il Partito Comunista considera quindi urgente, visto il nuovo contesto geopolitico, rimpatriare immediatamente i nostri soldati stanziati in Kosovo poiché sono di fatto parte integrante di un contingente internazionale che potrebbe entrare direttamente in un conflitto armato: la violazione della neutralità è qui del tutto palese! Non mettiamo a rischio la vita dei nostri giovani per gli interessi di potenze straniere!
In questo contesto pericoloso ci attendiamo che la Svizzera eserciti l’unico ruolo che le compete: quello della neutralità, e dunque della mediazione. Oltre a ritirarsi dalla missione militare KFOR, il Consiglio federale dovrebbe sostenere la ragionevole ed equilibrata proposta sostenuta dalla parte serba, appoggiata esplicitamente dalla diplomazia cinese, che chiede a Pristina di creare una Comunità di comuni serbi, evitando così l’escalation che si è verificata in Ucraina.