Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale Lega dei Ticinesi
Se ogni nuova legge venisse sottoposta ad un esame sul rapporto costi-benefici, la legge sul clima (LOCli, detta anche “legge divoratrice di elettricità”), su cui voteremo il prossimo 18 giugno, non lo supererebbe.
Questa legge non eviterà un singolo giorno di canicola e non salverà un metro quadro di ghiacciai. Semplicemente perché l’apporto della Svizzera al riscaldamento climatico è irrilevante: il nostro paese produce l’uno per mille della CO2 globale.
A fronte di un beneficio inconsistente, i costi della LOCli sono enormi. In soldoni, si calcolano quasi 400 miliardi da qui al 2050. Una cifra gigantesca, che evidentemente ricadrà su cittadini ed imprese. Se non è un premio di cassa malati in più, poco ci manca.
Poi c’è il nodo centrale dell’approvvigionamento energetico, vitale per un Paese. La LOCli lo mette a rischio. Questo in barba al titolo farlocco della legge, modificato in zona Cesarini, che addirittura parla di “rafforzamento della sicurezza energetica”, quando il risultato sarà l’opposto.
La LOCli prevede implicitamente il divieto di combustibili fossili: altrimenti non si arriva all’obiettivo delle zero emissioni di CO2 entro il 2050.
La mobilità dovrà essere totalmente elettrizzata, il riscaldamento pure. Benzina, diesel, olio combustibile e gas ci forniscono il 60% dell’energia. Dove la troviamo, come la produciamo l’elettricità necessaria a coprire questo ammanco? Elettricità che, oltretutto, deve provenire da fonti rinnovabili: quindi da centrali idroelettriche, solari ed eoliche. A ciò si aggiunge l’uscita della Svizzera dal nucleare, la quale genererà altri “buchi” nell’approvvigionamento. Da notare che i primi a sabotare il magnificato fotovoltaico sono proprio i Verdi: in Vallese hanno lanciato il referendum contro la legge cantonale che agevola la realizzazione dei grandi parchi solari, mentre l’impianto Grengiols Solar sarà ridotto ad un sesto. Senza contare, poi, che l’energia solare ci rende dipendenti dalla Cina da cui provengono gran parte delle componenti dei pannelli e dei motori elettrici (ovviamente prodotti con energia “sporca”).
La LOCli è un salto nel vuoto. Prevede l’abbandono di vettori energetici senza però che ci sia un’alternativa. E’ come decidere di abbattere la nostra casa senza avere idea di dove andremo poi ad abitare.
Il rischio cui ci esponiamo è enorme: la penuria energetica, con il suo corollario di blackout, razionamenti, obblighi, divieti. Le sovvenzioni contenute dalla legge verranno finanziate tramite aggravi fiscali. Ai cittadini verrà inoltre imposta una pletora di balzelli per rieducarli a comportamenti ritenuti “virtuosi” dai climatisti.
Una penuria energetica generalizzata comporta per il Paese pericoli simili a quelli di una pandemia. Il che, se si mettesse male, potrebbe portare all’applicazione, da parte del Consiglio federale, del tristemente noto diritto d’urgenza, che abbiamo imparato a conoscere ai tempi delle restrizioni da coronavirus. E tutto questo per cosa, essendo l’apporto svizzero al riscaldamento globale irrilevante?
Da un lato misure draconiane e pericolose; dall’altro, vantaggi evanescenti. Il 18 giugno, diciamo No alla Legge divoratrice di elettricità.