Stefano Dias, Presidente Verdi Liberali Ticino
I giorni successivi alle elezioni federali rappresentano un momento di profonda riflessione sul futuro politico della Svizzera nei prossimi quattro anni. In questo contesto, è con grande rispetto che celebriamo i risultati dei vincitori di questa importante tornata elettorale, con l'Unione Democratica di Centro (UDC) in veste di protagonista indiscusso, non solo a livello federale, ma anche nel nostro cantone. La crescita dell'UDC, il principale partito svizzero, era attesa, e tale tendenza può essere compresa alla luce della complessa situazione internazionale e nazionale, che ha suscitato legittime preoccupazioni tra numerosi cittadini, costretti a confrontarsi con sfide rilevanti. Va sottolineato che l'UDC non è una nuova forza politica, e la sua crescita costante negli ultimi 12 anni è coincisa con le crescenti sfide che la nostra società e la democrazia hanno dovuto affrontare. Non intendiamo attribuire tutte le responsabilità all'UDC, ma è innegabile che le decisioni (o la loro mancanza) prese a Berna hanno contribuito a modellare il nostro paese, compreso l'UDC stesso.
È giunto ora il momento di “passare lo scettro” al partito guidato da Marco Chiesa e di valutare attentamente le azioni intraprese al termine della legislatura, senza che UDC provi a trovare scuse e senza tentare di attribuire responsabilità a terzi. È importante che l'UDC si faccia carico dei meriti quando ottiene successi e delle criticità quando non riesce a portare avanti le riforme necessarie per il bene del paese e dei suoi cittadini, evitando di ridurre tutto a mere dichiarazioni elettorali prive di sostanza.
Passando poi a discutere il risultato dei Verdi Liberali, notiamo che il nostro partito ha in sostanza mantenuto le sue posizioni a livello nazionale (-0,6%), nonostante una significativa perdita di seggi (-6) nel Consiglio Nazionale. È doveroso riconoscere che le tematiche proposte potrebbero non essere state in piena sintonia con le aspettative dei cittadini, e pertanto dovremmo assumerci la responsabilità di questa situazione e migliorare. Riconosciamo la difficoltà di adottare un approccio "populista" quando non si è abituati a tale retorica. La perdita di seggi a Berna costituisce una sfida per un partito delle dimensioni dei Verdi Liberali ma conferma le sfide che il "centro" politico svizzero sta attualmente affrontando. Questa tendenza è evidente anche nel leggero calo (-0,7%) del Partito Liberale Radicale (PLR) e nella modesta crescita (+0,8%) del Partito del Centro, incrementi che non sono sufficienti a contrastare l'erosione a destra, in favore dell'UDC (+3%), e a sinistra, in favore del Partito Socialista (PS) +1,2%.
Questa crescente polarizzazione politica a Berna rende ancor più complesso il compito di costruire ponti tra le diverse fazioni per soddisfare le esigenze dei cittadini. La mancanza di risposte adeguate contribuisce a un crescente divario tra le istituzioni e la popolazione, generando un circolo vizioso. Alla luce di questi risultati, riaffermiamo l'importanza del rafforzamento del "centro" politico sia a livello nazionale che nel Ticino. Solo collaborando insieme e lavorando verso soluzioni pragmatiche e realistiche potremo soddisfare le aspettative dei nostri concittadini, che al momento sembrano premiare chi propone soluzioni impattanti ma spesso impraticabili. Infine tra poche settimane, avremo l'opportunità di eleggere i nostri due rappresentanti al Consiglio degli Stati, un'occasione per dare voce a individui competenti e capaci di ascoltare attentamente le esigenze dell'intero Cantone e di collaborare al meglio insieme per il bene della nostra comunità.