Graziano Besana, Lugano - AVANTI con Ticino & Lavoro
Ci sono diversi motivi economici, ma anche ragioni pratiche, che giustificano perché in questo momento non deve assolutamente essere prioritario il raggiungimento dell’equilibrio del conto economico del Canton Ticino.
È importante notare che l'urgenza di pareggiare un conto economico dello stato dipende da condizioni specifiche, dalle previsioni di crescita e dal contesto congiunturale nazionale e internazionale. Le economie cantonali e quella della Confederazione sono infatti interconnesse con l'economia globale. Eventi esterni imprevisti o imprevedibili quali, guerre, pandemie, ecc., possono influenzare rapidamente e significativamente la situazione economica.
In periodi di rallentamento della congiuntura o di recessione, i governi economicamente virtuosi spesso aumentano intenzionalmente il deficit per stimolare la crescita economica. Questa manovra è nota come politica fiscale anticiclica. Durante le fasi negative, aumentando la spesa pubblica e riducendo le tasse, un governo può stimolare la domanda, creare occupazione e sostenere la ripresa economica. Purtroppo la situazione finanziaria attuale del Canton Ticino non permette una politica anticiclica come quella descritta.
Che fare allora ? Per prima cosa proibire in maniera definitiva che, all’interno dei preventivi e dei piani finanziari del cantone, vengano considerati in qualsiasi forma i proventi della distribuzione degli utili della BNS (sempre che in futuro ce ne siano ancora).
Bisognerebbe poi rimandare senza indugio al Governo, tutta la manovra di rientro delle finanze pubbliche. Nel contempo si dovrebbe sottoporre a degli specialisti esterni un’analisi e una valutazione della spesa pubblica, con l’obiettivo di conseguire una maggiore qualità ed efficienza della spesa. Si metta già in conto che questa analisi richiederà tempi medio lunghi per dare risultati effettivi e informazioni complete, tempestive e comparabili.
Nel frattempo il Governo ticinese dovrebbe essere incaricato dal Parlamento di fare un’analisi seria, priva d’interessi politici e di pressione da parte di associazioni economiche, circa tutti gli investimenti già pianificati, ma non ancora approvati. Tale analisi dovrebbe basarsi sui criteri di urgenza e d’importanza. Aiuterebbe a stabilire una chiara priorità, consentendo di identificare gli investimenti che è possibile posticipare a tempi migliori o addirittura stralciare.
Fermo restando che la ricerca del pareggio del conto economico sia un’iniziativa condivisibile, diventa un esercizio pericoloso se approcciato con pressapochismo da qualche politico arrembante: un modo di fare che non dovrebbe più esistere.
Tutta la popolazione ticinese deve essere consapevole che ostinarsi nel mantenimento di uno sciagurato decreto legislativo, concernente il pareggio del conto economico entro la fine del 2025, nella forma e nella tempistica votate nel 2022, sarà quasi certamente devastante per una buona parte della popolazione del nostro cantone e della sua economia, vanificando di fatto il raggiungimento e il beneficio che si volevano ottenere.
È veramente quello che vogliamo ?