Lorenzo Onderka - Avanti con Ticino&Lavoro
Le voglio raccontare la storia di una persona che conosco e che, per motivi di tutela, chiamerò Zero. Zero ha perso il lavoro alcuni anni fa, e purtroppo non è più riuscito a rientrare nel mondo del lavoro. Oggi Zero è a carico della Socialità, quindi è seguito dai funzionari del Dipartimento diretto da Lei.
Zero riceve un sostegno finanziario che, tra alloggio, cassa malati e necessario per vivere si aggira attorno ai 2’200/2'300 franchi al mese (e pensare che per vitto, alloggio e assistenza sanitaria, noi spendiamo almeno 3300/3500 al mese per ogni richiedente l’asilo che vive al Motel di Vezia).
Zero ha ricevuto quella che lui ha definito “una proposta di lavoro a tempo pieno” presso un’azienda para-statale (a me nota, di cui evito di citare il nome a tutela di Zero), quindi di utilità pubblica, per il quale percepirebbe 300 franchi (sì, proprio trecento) in aggiunta a quanto riceve dall’assistenza sociale.
Non ho motivi per credere che Zero abbia mentito, non ha interesse a farlo. Se questo fatto esiste, e non ho motivi di credere il contrario, quanto capitato a Zero è sicuramente capitato anche ad altri Zero. Che dire? Lo trovo vergognoso, indegno e forse non propriamente legale.
Vergognoso e indegno perché 300 franchi sono un compenso umiliante, e forse non legale perché il totale che percepirebbe Zero (2’500-2'600 franchi al mese) è di molto inferiore al salario minimo votato dal popolo.
Ci troveremmo inoltre di fronte a una strategia per nascondere/ridurre artificialmente dei costi di gestione aziendali, addebitandoli sia a Zero sia alla socialità (quindi a noi contribuenti). Non serve commentare oltre.
Ho però una richiesta da farle: durante la campagna elettorale i suoi manifesti promozionali, con lo slogan “io ci sono” hanno tappezzato tutto il cantone. La storia di Zero mi offre l’occasione per chiederle di dimostrarci che Lei c’è davvero, non soltanto nelle promesse, ma nei fatti.
Per questo le scrivo, a nome di Zero e di chi si trovasse eventualmente nella stessa bruttissima condizione. D’istinto le chiederei di licenziare subito le persone responsabili delle umiliazioni inflitte a Zero, per metterle nelle stesse condizioni in cui si è trovato Zero quando si è rivolto a loro in cerca di lavoro. Pensandoci bene, però, non è di licenziamenti e disoccupati che abbiamo bisogno in questo momento nel Canton Ticino. Serve invece una gestione oculata delle nostre risorse e una vigilanza costante sull’operato dei dirigenti del suo Dipartimento, per evitare le derive che certi servizi rischiano di generare, se non sentono la presenza forte di chi governa.
Da un Consigliere di Stato come Lei, Onorevole De Rosa, che dichiara di esserci, mi aspetto che vada immediatamente a fondo di questa vicenda e prenda severi provvedimenti nei confronti degli operatori sociali che – di concerto con gli impiegati di certe società para-statali – “procurano” il lavoro in Canton Ticino a condizioni salariali inaccettabili, andando contro la legge e aggravando ulteriormente la disperazione di chi si trova in difficoltà.
Grazie sin d’ora per l’attenzione che dedicherà a questo caso. Per ogni ulteriore chiarimento io ci sono!