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NICOLÒ TARTINIQuesti studenti antisemiti

21.05.24 - 19:52
Nicolò Tartini - Membro del Partito comunista e dottorando in scienze climatiche
Foto Nicolò Tartini
Fonte Nicolò Tartini
Questi studenti antisemiti
Nicolò Tartini - Membro del Partito comunista e dottorando in scienze climatiche

È ormai notizia nota di come molte università stiano o stessero affrontando occupazioni pacifiche di studenti che chiedono prese di posizione e azioni concrete riguardo alla guerra in corso a Gaza. Purtroppo, solo poche università si sono mostrate tolleranti con questi gruppi studenteschi, mentre la stragrande maggioranza non ha impiegato molto tempo a denunciarli o farli arrestare.

Cosa scioccante? Sicuro, ma non quanto la contropropaganda messa in moto dagli stessi atenei e ripetuta a pappagallo, se non esacerbata oltre ogni misura, dai media.

Procederò per punti basandomi su quanto scritto dalla maggioranza dei rettorati. Secondo i rettori, le università sono luoghi di cultura e quindi non prendono posizioni politiche. Un vero peccato che circa due anni fa l’associazione ombrello delle università Svizzere (e dunque tutte le università) prese posizione quando la Russia attaccò l’Ucraina, definendo intollerabile la violazione del diritto internazionale da parte della Russia. Molte delle università inoltre revisionarono le relazioni con le università russe. Posizione coerente con il messaggio portato dalla Confederazione che pubblicamente ancor oggi dichiara: «La Svizzera non è neutrale di fronte a violazioni del diritto internazionale».

Ora, come mai le università svizzere di colpo si rivelano incoerenti? Perché non prendono posizione sulle azioni di Israele, quando la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato di interrompere e prevenire ogni atto di genocidio e di recente ha emanato un mandato di arresto a Netanyahu, e pure il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha intimato la sospensione delle ostilità e l'impegno per una tregua permanente?

Detto fatto: i soliti interessi geopolitici - Inoltre, ciliegina sulla torta, chi si ribella all’egemonia di pensiero sionista è antisemita, e chiaramente le nostre università e politici non vogliono vedersi accollata quest’etichetta. Etichetta che è infatti immediatamente stata affibbiata ai manifestanti, e non solo dalle società filoisraeliane ma anche dalle università e dai giornali. Anche qui le prove del contrario sono lampanti. Gli (ex)-occupanti delle università, nonostante siano esplicitamente antirazzisti e pacifisti, vengono falsamente accusati di essere antisemiti. Una delle accuse rivolte è quella di parlare ingiustamente di genocidio. Accusa infondata?

No, per nulla. Il rapporto degli osservatori ONU redatto dalla relatrice speciale Francesca Albanese, parla di intenzioni genocidarie da parte israeliana, vuol dire che pure gli osservatori ONU sono antisemiti? Sì, secondo Israele, che appena il Segretario Generale Guterres li ha accusati di violazione del diritto internazionale, ha negato accesso agli stessi osservatori accusandoli appunto di antisemitismo.

Secondariamente, gli studenti vengono definiti antisemiti perché pro-Hamas; anche qui il luogo comune viene immediatamente fatto. In queste proteste nessuno è per Hamas, nessuno dice che uccidere civili sia lecito, anzi si chiede proprio di smetterla di fare una cosa simile. Ma il luogo comune è lanciato: se si è per la pace in Palestina si è pro-Hamas, semplicemente perché per Israele non vi è differenza, non esistono civili o militanti di Hamas, a Gaza sono tutti Hamas e devono essere annientati.

Come ultimo punto, gli studenti vengono accusati di scrivere e citare la frase “from the river to the sea” (dal fiume al mare), che per Israele è antisemita. Questa frase però si riferisce soprattutto alla liberazione della Cisgiordania in riferimento agli accordi ONU del 1946 e non allo sterminio del popolo ebraico. Ma ormai la storia l’avete capita: dire queste cose è antisemita.

La cosa più triste, però, è una, e una soltanto - Mentre gli studenti vengono accusati di razzismo, di violazione di domicilio dalle stesse università in cui studiano e fatti sgomberare forzatamente dalla polizia, se non addirittura arrestare, Israele continua.

Continua a violare il diritto internazionale, continua una guerra che le Nazioni Unite gli hanno intimato di fermare, e di conseguenza continua a creare distruzione e morte, tutto nel silenzio e/o complicità delle istituzioni e dei media svizzeri che, nel migliore dei casi, anche nel loro piccolo, nulla fanno.

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