Lorenzo Quadri - Consigliere nazionale Lega dei Ticinesi
Se per frenare l’esplosione dei costi della salute, e di conseguenza dei premi di cassa malati, bastasse stabilire un budget globale e poi tutto si aggiusta da solo come per magia, avremmo risolto in quattro e quattr’otto il problema principale degli svizzeri. Purtroppo nel mondo reale le cose non funzionano così.
Le due iniziative sanitarie in votazione il prossimo 9 giugno - quella del PS e quella dell’ex PPD - sono fumo negli occhi. L’iniziativa socialista è una semplice partita di giro: gli oltre 12 miliardi di franchi all’anno di spesa sanitaria che non verrebbero più coperti dai premi, sarebbero finanziati con le imposte, ovvero tramite aggravi fiscali. In un modo o nell’altro, a pagare sarebbe sempre Pantalone.
La sua applicazione necessiterebbe inoltre di una mostruosa – e costosa – macchina burocratica. Questo è un punto che l’iniziativa PS ha in comune con quella del PPD. La quale non è meno nociva, poiché segnerebbe la fine della sanità svizzera come la conosciamo ora.
Infatti, la proposta centrista s’intitola “Freno ai costi”.
Ma l’iniziativa non fa diminuire i costi. E’ la loro assunzione da parte delle casse malati nell’ambito dell’assicurazione obbligatoria LAMal che verrebbe contingentata. Il freno scatta quando l’aumento dei costi medi per assicurato e per anno supera di un quinto la crescita annua dei salari nominali. Il problema è che gli stipendi crescono in media dello 0.5% - 1% all’anno, mentre i costi sanitari aumentano in misura ben superiore.
Se l’iniziativa fosse entrata in vigore nel 2000, oggi un terzo delle cure non sarebbe coperto. E’ evidente che far dipendere l’andamento dei costi sanitari riconosciuti dalla LAMal da quello dei salari è un non senso: significa non tenere conto dei fattori che veramente incidono sulla spesa per la salute, come l’invecchiamento della popolazione o i progressi della medicina.
Cosa succede, dunque, una volta scattato il freno? Lo dice il Consiglio federale: l’applicazione dell’iniziativa porterebbe al razionamento delle cure. Quindi alle liste d’attesa, con la conseguente mortalità tristemente nota in altri Paesi. I più colpiti saranno gli anziani ed i malati cronici.
Anche senza giungere ad esiti letali, ritardare le cure peggiora le condizioni di salute dei pazienti. Sicché, con l’iniziativa del PPD, i costi addirittura aumenterebbero.
L’effetto collaterale della proposta è evidente: per saltare la lista d’attesa, chi potrà permetterselo stipulerà costose assicurazioni complementari che gli consentiranno di accedere in ogni momento a prestazioni mediche di qualità. Chi invece potrà pagarsi le assicurazioni complementari, dovrà subire il razionamento. Si creerà pertanto una medicina a due velocità.
Morale: con l’iniziativa sul “freno ai costi” non si risparmierebbe sui premi di cassa malati. Al contrario. Per ricevere le cure oggi disponibili, bisognerebbe stipulare assicurazioni complementari. E quindi pagare di più.