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ANDREA SANVIDOPer un dibattito normale, ma con cognizione di causa, sul lupo

04.09.24 - 07:55
Andrea Sanvido deputato Lega dei Ticinesi.
Ti-Press
Fonte Andrea Sanvido
Per un dibattito normale, ma con cognizione di causa, sul lupo
Andrea Sanvido deputato Lega dei Ticinesi.

PLe predazioni avvenute nelle ultime settimane hanno rilanciato il dibattito sulla questione del lupo. Scintille, che dimostrano come la materia esplosiva si accumula. Spesso sono le posizioni di chi attacca e chi difende il lupo a spada tratta a risaltare nelle discussioni, c’è però un’enorme terra di mezzo a cui viene dato poco risalto.

Il risultato è che trovare soluzioni pratiche diventa difficile, rinfocolando l’esasperazione di chi si trova a pagarne le conseguenze direttamente sulla propria pelle. Il lupo va prima di tutto normalizzato: ovvero giudicato per quello che è, quello che fa e le sue conseguenze per l’esistente, positive e negative. Quali ripercussioni hanno la sua presenza e gli attacchi per agricoltori e alpeggi, quali misure possono adottare e quali no?

La gestione del lupo è problematica. Prendiamo i capi dispersi in seguito ad un attacco: nessun indennizzo è riconosciuto. Come Gran Consiglio abbiamo una mozione pendente, non accettata dal Governo, perché vengano considerati almeno per i risarcimenti, ma i tempi e i risultati della politica hanno regole proprie. La Strategia lupo Svizzera permette l’indennizzo: pertanto si poteva adottare tale misura ma si è scelto un’interpretazione al ribasso, penalizzante per le persone colpite. Nemmeno gli animali che erano presenti prima della predazione -pensiamo alle capre che vanno munte quotidianamente- e scompaiono subito dopo vengono indennizzati.Il “danno rilevante” per un eventuale abbattimento è anch’esso molto problematico.

È difficile equiparare la singola predazione di più capi, solitamente in un recinto durante la notte, e lo stillicidio di più mesi in un alpeggio, come avvenuto nel caso di Nimi e Gordevio o in Valle Maggia. Il logoramento continuo e psicologico, la paura ad addormentarsi ogni notte per l’angoscia, il sentimento di impotenza e nessuna misura intermedia come l’intervento dei guardiacaccia con tiri dissuasivi in luoghi dove le predazioni si susseguono imperterrite, hanno un impatto finale ben più rilevante e devastante sui proprietari degli animali. Inoltre, la necessità di attribuire ai singoli lupi della coppia (sempre a Nimi e Gordevio) le rispettive vittime per poter eventualmente intervenire, sempre che i campioni di DNA lo permettano, rende il dramma grottesco. Una freddezza burocratica che si vuole scientifica. Serve un dibattito normale, con soluzioni efficaci e comprensibili, se non condivise.

Altrimenti si avvereranno solo gli scenari peggiori per il settore dell’allevamento ticinese, che pian piano sta già perdendo pezzi a causa proprio del lupo e di niente altro.

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