LUGANO - “Perché non insegnare nozioni di meccanica, informatica o elettronica già alle Elementari? Si farebbe capire ai giovani cos’è questo mondo che oggi non conoscono “.
Perché no, in effetti? L'idea, proposta oggi dal presidente di un’associazione industriale ticinese, è sorprendentemente ambiziosa. Dopotutto, quale modo migliore per preparare i bambini alle complessità del mondo moderno se non introducendoli all'ingegneria meccanica, all'informatica e all'elettronica quando stanno ancora imparando l'alfabeto?
Immagina un bambino dell'asilo che, dopo aver realizzato un lavoretto con la plastilina, passi senza sforzo a programmare un semplice algoritmo. Entro i 10 anni potrebbe già avere eseguito il suo primo progetto con una stampante 3D! Certo, potrebbe ancora aver bisogno di aiuto per allacciarsi le scarpe, ma saprebbe sicuramente come ripararti il Wi-Fi.
È vero che il mondo dipende sempre di più dalla tecnologia. I bambini delle scuole elementari vivono già la loro quotidianità circondati da schermi, eppure molti non hanno la minima idea di come funzionino questi dispositivi magici. Una piccola introduzione ai circuiti o alle basi della programmazione non sarebbe forse illuminante? Si potrebbe anche coltivare una generazione di pensatori in fasce in grado di comprendere il mondo che interessa all’industria, tralasciando quello della fantasia e della spensieratezza di cui hanno certamente più bisogno a quell’età. Spesso la fantasia dei bambini paga più dell'intelligenza, formando quell’attitudine creativa presente negli adulti che li rende più resilienti e performanti nella vita quotidiana e professionale.
Prima di avanzare tale proposta, qualcuno avrebbe dovuto porsi la domanda: potrebbero davvero giovani menti, che faticano a stare ferme durante la lettura di una storia, affrontare le complessità dei sistemi meccanici o elettronici? O ci prepareremmo solo a una nuova ondata di esaurimento infantile?
Per quanto la visione possa sembrare accattivante, il concetto di fondo è solido, quanto disumano. Colmare il divario tra i dispositivi che i bambini usano e come funzionano potrebbe dotarli di competenze per il futuro utili soprattutto all’industria.
Speriamo solo che capiscano le divisioni, prima di iniziare a costruire robot.