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ALBERTO TOGNIIl bivio: neutralità o NATO?

11.12.24 - 10:52
Alberto Togni, membro di Direzione del Partito Comunista
Alberto Togni
Fonte Red
Il bivio: neutralità o NATO?
Alberto Togni, membro di Direzione del Partito Comunista

Il Consiglio federale è preoccupato perché approvare l’iniziativa sulla neutralità impedirebbe l’adozione di sanzioni dell’UE, che sarebbero “uno strumento importante per rispondere alle violazioni del diritto internazionale” e godrebbero “di un largo riconoscimento internazionale”. Sorvolando sul fatto che il dibattito sulla legalità di sanzioni unilaterali come quelle di USA e UE contro la Russia è tutt’altro che unanime, e che quindi le medesime potrebbero essere una violazione del diritto internazionale (e che la stessa rivista “Foreign Affairs” le definì “armi di distruzione di massa per eccellenza” quando causarono la morte diretta di oltre 1,5 milioni di persone in Iraq, perlopiù bambini), bisognerebbe forse spiegare al governo che la maggioranza degli stati e della popolazione del mondo quelle sanzioni non le approva né le ha mai applicate. Si mente sapendo di farlo o abbiamo iniziato a credere alla nostra stessa propaganda?

Il documento pubblicato mercoledì prosegue lamentandosi che una definizione troppo rigida di neutralità impedirebbe alla Svizzera di collaborare di più con NATO e UE, con pesanti ricadute politiche, economiche e d’immagine. Di nuovo la realtà viene capovolta: è proprio a causa dell’adozione delle sanzioni dell’UE, dell’organizzazione di finte conferenze di Pace fallimentari e unilaterali e del progressivo avvicinamento alla NATO che l’immagine della Svizzera viene indebolita agli occhi del mondo facendoci rischiare ripercussioni economiche (dagli effetti delle sanzioni – lo vediamo già in queste settimane nel crollo dell’industria siderurgica svizzera – fino a una potenziale esclusione da determinati mercati emergenti in futuro) e rappresaglie politiche (dopo aver perso la propria credibilità diplomatica). Queste potrebbero inoltre diventare, se non si inverte la rotta, anche militari, proprio perché siamo sempre più integrati in un blocco preciso e quindi a nostra volta un futuro legittimo bersaglio militare. L’alternativa all’iniziativa per la neutralità, quindi, non significherà per la Svizzera più solidarietà e un contributo all'ordine e alla pace come piace ancora sognare qualcuno, bensì l’avvicinamento alla NATO e alle sue politiche guerrafondaie, con gravi rischi per la stessa stabilità e sicurezza del nostro Paese.

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