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ErreDiPiResistere ai tagli è possibile

12.12.24 - 10:04
Il Comitato dell'associazione ErreDiPi.
TiPress
Resistere ai tagli è possibile
Il Comitato dell'associazione ErreDiPi.

Come ricorderete, nelle settimane scorse ErreDiPi aveva lanciato una petizione, consegnata mercoledì 4 dicembre al Consiglio di Stato, in cui si chiedeva di ritirare i pesanti - e inediti - tagli alle scuole comunali previsti dal preventivo 2025 (avrebbero eliminato i contributi cantonali per i docenti specialisti di educazione fisica, di educazione musicale e d'appoggio).

Questa petizione era stata sottoscritta in poche settimane da 3913 persone, preoccupate per la perdita di posti di lavoro e per le conseguenze che questi tagli avrebbero avuto sulla qualità dell'insegnamento, soprattutto in un contesto in cui le esigenze di educazione fisica e musicale e di supporto psicopedagogico sono crescenti.

Ieri il Parlamento ha votato per non tagliare questi finanziamenti: ErreDiPi non può che rallegrarsi moltissimo per il successo della sua petizione popolare e per questa decisione parlamentare.

Sempre ieri il Parlamento ha deciso anche di non penalizzare la Scuola Speciale, accogliendo, di fatto, la preoccupazione che la popolazione ticinese aveva espresso firmando una seconda petizione promossa da una trentina di associazioni.

Siamo molto contenti e contente anche per questa decisione. Riteniamo anche di aver dato un buon contributo lanciando l'allerta e scaldando i motori sulle scuole comunali.

Queste decisioni di opposizione ai tagli, sicuramente positive, non cancellano però il complesso di un Preventivo che, ricalcando in parte e approfondendo quello dello scorso anno, continua a essere caratterizzato da misure di risparmio e tagli che peggiorano le condizioni di apprendimento e d’insegnamento, il servizio pubblico ai cittadini e alle cittadine in diversi ambiti, le prestazioni sociali (a cominciare dai sussidi alle casse malati).

Proprio perché il contesto è sfavorevole, crediamo che le associazioni e la popolazione debbano continuare a farsi sentire in modo diretto e chiaro.

Non è con il silenzio e la rassegnazione che si cambia, ma con l'informazione chiara e la mobilitazione personale. Perché non è vero che "tanto non cambia niente".

Con queste parole d'ordine continuiamo a difendere le condizioni di lavoro nel pubblico e nel parapubblico, la scuola e il servizio pubblico, le pensioni di è assicurato all'IPCT.

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