Graziano Besana, AVANTI con Ticino&Lavoro
LUGANO - Questo Natale, il Gran Consiglio ticinese ha confezionato un regalo particolarmente “premuroso” per la classe media in difficoltà, per i giovani disoccupati e le fasce più vulnerabili. Mentre costoro speravano in un gesto di clemenza, ciò che hanno ricevuto è un pacchetto di tagli in sentore di disparità di trattamento, elegantemente ironico. Pensate che sono stati fatti dei tagli agli aiuti al reinserimento professionale per i giovani disoccupati, agli ospedali, alle case per gli anziani, agli istituti per invalidi, agli asili nido, tutto in nome del “rigore finanziario.” Una sorpresa natalizia che scalda il cuore, vero?
Ma non disperate del tutto, c’è ancora spazio per un po’ di generosità stagionale! Non, ovviamente, per chi è ai margini, ma per alcune istituzioni culturali d’élite e musei che, diciamocelo, sarebbero già falliti da tempo senza cospicui finanziamenti a fondo perduto da parte del Cantone. Dopotutto, quale modo migliore per celebrare il Natale se non mantenendo in vita musei che da tempo hanno perso il loro pubblico o incrementando i finanziamenti ad una certa parte della cultura, mentre si dice alle famiglie, ai giovani disoccupati, ai malati e agli anziani di tirare la cinghia? Sicuramente questa fascia di popolazione ticinese troverà conforto sapendo che alcuni musei restano a galla … mentre loro vanno pian piano sempre più a fondo.
Questo capolavoro di teatro politico si è svolto in 20 ore di dibattito, 73 emendamenti e tre rapporti. Il gran finale? Un voto per approvare un deficit di 96 milioni di franchi, in parte generato da una crescente sinfonia di milioni in favore di istituzioni, fondazioni, musei e orchestre, mai chiamati a contribuire in maniera solidale alla ripartizione dei sacrifici.
Un pensiero, dunque, per gli elettori ticinesi, lasciati con il lato corto di questo bastone natalizio: fra tre anni, quando arriveranno le prossime elezioni, considerate di rivedere i protagonisti di questa stanca pièce. In fondo, sembra che il “solito teatro” abbia bisogno di nuovi interpreti per non continuare a rimanere tale.