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ADAM BARDATO-SHOUFANIAccordi bilaterali III: il Consiglio Federale china il capo a Bruxelles

27.12.24 - 13:01
Adam Barbato-Shoufani, membro di coordinamento della Gioventù Comunista
Adam Barbato-Shoufani
Fonte Adam Barbato-Shoufani
Accordi bilaterali III: il Consiglio Federale china il capo a Bruxelles
Adam Barbato-Shoufani, membro di coordinamento della Gioventù Comunista

BELLINZONA - I “nuovi” accordi bilaterali che la Svizzera ha recentemente siglato con l’Unione Europea costituiscono un ulteriore tassello di un mosaico che mostra da tempo la tendenza del Consiglio Federale a conseguire politiche estere di autoumiliazione nazionale in nome degli interessi della NATO e dell’UE. Che il nostro esecutivo non avesse a cuore la storica neutralità o che la pace non fosse fra gli obbiettivi che perseguiva lo si sapeva ormai da tempo, ma gli accordi bilaterali III dimostrano che il governo svizzero ha ceduto persino sulla salvaguardia degli strumenti democratici del popolo svizzero, nonché sulla sua sovranità.

Anzitutto, in che cosa consistono gli accordi bilaterali III? Si tratta di un insieme di misure attraverso le quali la Svizzera dovrà chinare il capo di fronte ai diktat di Bruxelles, perdendo importanti elementi della sua stessa sovranità nazionale. Infatti, in caso di controversia, la Corte di giustizia dell’UE potrà arrivare a sanzionare il nostro paese anche in seguito a determinate decisioni prese democraticamente dallo stesso popolo elvetico. Il fatto che la Svizzera possa accettare simili condizioni per degli accordi che dovrebbero portare beneficio ad entrambe le parti (con “bilaterali” ci si dovrebbe riferire ai vantaggi ad ambedue i lati) è emblematico della progressiva sottomissione di Berna al volere di Ursula von der Leyen.

Quello della sovranità nazionale non è tuttavia l’unico elemento di preoccupazione; anche il servizio pubblico sarà duramente colpito dai nuovi accordi. Si verificheranno infatti importanti passi indietro nella lotta alla protezione dei salari e delle condizioni di lavoro, dove la parte svizzera sarà sempre più impossibilitata tutelare i lavoratori di fronte ad abusi delle aziende dell’UE. Saremo confrontati alla liberalizzazione del trasporto ferroviario ed a quella del mercato elettrico nazionale. Come conseguenza assisteremo nuovamente all’esplosione dei prezzi a svantaggio delle piccole medie imprese e ad una maggiore dipendenza del nostro paese dal mercato energetico Europeo, un settore in profonda crisi almeno dallo scoppio della guerra in Ucraina. In questo senso, è evidente l’inasprimento delle misure già contenute nel fallimentare accordo quadro del 2021; il Consiglio Federale persevera nell’errore.

Insomma, gli accordi bilaterali III costituiscono un tradimento nei confronti di tre principi fondanti della Svizzera: la sovranità nazionale, bistrattata di fronte agli interessi esteri; i diritti democratici del popolo, che può venire sanzionato se prende decisioni divergenti dall’agenda politica di Bruxelles; ed i diritti dei lavoratori. Ricordiamo inoltre che queste decisioni vanno sommate a tutta una serie di misure di avvicinamento del nostro paese a UE e NATO. Le recenti politiche approvate dal nostro esecutivo indicano la chiara volontà di mandare le reclute svizzere a fare “esercitazioni militari congiunte” in un’Europa che si prepara alla guerra sotto spinta dalle politiche guerrafondaie della NATO, che da anni non fa che inviare armi in Ucraina esecrando la diplomazia in qualunque sua forma. Dobbiamo assumere la consapevolezza collettiva che gli attacchi alla neutralità ed alla pace non provengono più unicamente da Washington e dai suoi alleati, ma dal nostro stesso governo. In questo senso, l’ingenuità delle posizioni della “sinistra liberal” (PSS e Verdi), la quale, accecata da un dogmatismo europeista, crede ancora alle fiabesche “misure accompagnatorie” rappresenta un significativo passo indietro nella lotta sindacale e pacifista.

Risulta evidente la necessità di una mobilitazione concreta a salvaguardia dei nostri diritti democratici e dei nostri principi costituzionali, in modo da opporci con forza a chi vuole renderci uno stato vassallo dell’Unione Europea. È arrivato il momento di fare fronte comune fra le forze politiche sovraniste, pacifiste e sindacali per far valere i diritti del popolo svizzero e gli interessi nazionali. La Gioventù Comunista farà la sua parte!

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