«I medici non mentono: ho visto le risonanze magnetiche»
Craig Tiley (quello del polverone-Covid) coccola nuovamente Nole.
MELBOURNE - Due settimane vissute tutte d’un fiato, tante difficoltà e poi il grande successo: a Melbourne, la scorsa domenica, Nole Djokovic ha riscritto (nuovamente) la storia. In un colpo solo ha riconquistato quell’Australia che solo dodici mesi prima gli aveva voltato le spalle, è andato in doppia cifra nel suo Slam preferito e ha raggiunto Rafa Nadal in quanto a numero di Major vinti. Mica male. Addirittura eccezionale se si pensa che, per tutto il torneo, il campionissimo di Belgrado non ha potuto giocare al massimo delle sue possibilità. «È acciaccato», «È ammaccato», «Sta scricchiolando», hanno ripetuto esperti e tifosi.
E se il “malanno” di Djokovic fosse stato qualcosa di più serio? Secondo Craig Tiley, CEO di Tennis Australia - quello che lo scorso anno mise nei guai Nole, garantendogli la partecipazione salvo poi scoprire che le autorità non riconoscevano il visto - il serbo ha giocato con uno strappo di 3 centimetri nel muscolo posteriore della coscia destra.
«I medici non mentono - ha sottolineato il dirigente sportivo australiano in un’intervista concessa a SEN Sportday - Ci sono state diverse speculazioni sul fatto che il suo infortunio fosse vero o meno. È difficile credere che qualcuno possa fare quello che gli è riuscito, giocando in quelle condizioni. Ma Nole è straordinario. Molti dei problemi che circondano Djokovic sono legati alla sua cattiva reputazione; il suo atletismo non può in ogni caso essere messo in discussione. Aveva uno strappo di tre centimetri alla coscia, ho visto le risonanze magnetiche: con questo decimo titolo è ancora di più nella storia degli Australian Open».