L'ex tennista Boris Becker ha raccontato la vita dietro le sbarre: «Chiunque dica che la vita in carcere è facile è un bugiardo»
«Molti atleti dopo il ritiro continuano con lo stesso stile di vita e a frequentare le stesse persone. Questo è costoso poiché le entrate non sono più quelle di prima».
LONDRA - Un'esperienza che (inevitabilmente) ti cambia la vita. In una lunga intervista concessa a "La Nacion" l'ex campione di tennis Boris Becker ha raccontato i 231 giorni trascorsi dietro le sbarre per gli ormai noti guai fiscali. Un'esperienza durissima ma anche, se così si può dire, "formativa".
Fino a pochi mesi fa il 55enne tedesco stava scontando una pena in un carcere in Inghilterra per bancarotta. A metà dicembre, il sei volte campione del Grande Slam è stato poi rilasciato dopo oltre 200 giorni di detenzione. «In prigione è stato tutto molto difficile. Chiunque dica che la vita in carcere è facile è un bugiardo. Ogni singolo giorno devi escogitare un modo per sopravvivere. Questo aspetto mi ha insegnato tantissimo, qualcosa che sapevo già ma con il quale non avevo mai dovuto fare i conti. È stato davvero molto, molto difficile, ma mi ha aiutato ad accettare ciò che è successo».
Quando sono nati i problemi? «Non voglio dire che non avessi soldi, anzi. Ne avevo parecchi. Molti atleti dopo il ritiro continuano con lo stesso stile di vita e a frequentare le stesse persone. Questo è costoso poiché le entrate non sono più quelle di prima. Mi sono reso conto dei problemi troppo tardi e probabilmente ero anche circondato dalle persone sbagliate. Non si perde tutto in un giorno, nel mio caso è stato un processo lungo vent'anni. Ma grazie all'esperienza in galera, oggi sto meglio».