Padre diplomatico? Non basta
Vitalia Diatchenko si sarebbe dovuta recare a Calvi, via Varsavia. Si è dovuta ritirare a causa delle rigide regole polacche sui cittadini russi.
IL CAIRO - La vita di un tennista, uomo o donna non fa differenza, nel circuito secondario non è semplice. A maggior ragione se di nazionalità russa. Vitalia Diatchenko, classificata al 250esimo posto della classifica WTA, lo ha sperimentato in prima persona.
La 32enne avrebbe dovuto prendere parte al torneo ITF di Calvi. In partenza dal Cairo, per raggiungere la Corsica ha scelto di prendere un volo con la compagnia aerea Lot, con scalo a Varsavia. Purtroppo per lei, tutto non è andato secondo i piani ed è stata costretta a cancellare la sua presenza "francese". In Egitto la tennista non è infatti stata autorizzata a salire sull'aereo. Il motivo? Le restrizioni imposte dalla Polonia ai russi. Il Paese, come la Finlandia, l'Estonia, la Lituania e la Lettonia, non permette più ai cittadini russi con un visto Schengen di entrare nel suo territorio per turismo, affari, cultura o sport.
"Avevo tutte le lettere di permesso della WTA e dell'ITF", si è giustificata l'atleta. Inoltre avevo le lettere di mio padre, che è nato in Ucraina e lavora per le Nazioni Unite, che attestavano che ero sua figlia - le compagnie aeree permettono ai familiari di persone con passaporto diplomatico di volare - ma non importava. Sono stata rifiutata a causa del mio luogo di nascita.
La compagnia aerea ha spiegato in un comunicato: "Le disposizioni del regolamento introducono restrizioni in alcuni punti di attraversamento, compresi gli aeroporti, per quanto riguarda i cittadini della Federazione russa che viaggiano al di fuori dell'area Schengen".