Novak Djokovic è salito sul trono a Cincinnati dopo una battaglia di 3h49' contro Carlos Alcaraz.
Quella vinta nella notte dal Nole - 5-7, 7-6(7), 7-6(4) - è stata la finale più lunga nella storia dei Masters 1000. Per il serbo si tratta del 95esimo titolo in carriera.
CINCINNATI - Una sfida pazzesca che nessuno si dimenticherà per parecchio tempo. Di questo ne siamo certi. Novak Djokovic, dopo una battaglia incandescente durata 3 ore e 49 minuti - è stata la finale più lunga nella storia dei Masters 1000 - ha conquistato il torneo di Cincinnati.
Il serbo, in rimonta, ha piegato il baby prodigio Carlos Alcaraz - numero uno al mondo - col risultato di 5-7, 7-6(7), 7-6(4). Per Nole, capace pure di annullare un match point nel tie-break del secondo set, si tratta del 95esimo titolo in carriera, il 39esimo a livello Masters.
«Alcaraz ormai non mi sorprende più, abbiamo dato vita a una partita incredibile - ha commentato entusiasta il 36enne di Belgrado, che si è preso anche una parziale “rivincita” dopo il ko a Wimbledon e ha portato sul 2-2 il computo negli scontri diretti - Tutte le partite che abbiamo giocato uno contro l'altro sono durate molto, è qualcosa che dobbiamo accettare ed è ciò che ci viene richiesto per vincere grandi titoli come questo. Il modo in cui Alcaraz ha vinto alcune grandi battaglie è impressionante. Le sensazioni che provo in campo contro di lui mi ricordano quelle con Rafa Nadal. Devi solo abbassare il cappello di fronte a un ragazzo che gioca in maniera così matura».
La vittoria sul cemento di Cincinnati permette a Djokovic di rimettere nel mirino la vetta del ranking e avvicinarsi agli US Open (28 agosto-10 settembre) col vento in poppa. Lì il serbo andrà a caccia del 24esimo Slam, e lì un eventuale duello tra i due si giocherebbe sui 5 set… «Posso paragonare questa finale a quella con Rafael Nadal in Australia nel 2012. Qui però parliamo di un incontro al meglio dei tre set. Eppure è stata una delle partite più dure mentalmente, emotivamente e fisicamente che abbia mai disputato. Uno dei match più duri della mia vita».