L'agenzia mondiale antidoping potrà fare appello entro il 6 settembre
Positivo a un metabolita del Clostebol, il 23enne è stato assolto dall''International Tennis Integrity Agency per «assunzione involontaria».
NEW YORK - Jannik Sinner si è tolto un peso e ha detto di lasciarsi alle spalle questo periodo difficile e sfortunato, ma il caso doping che lo ha coinvolto - e dal quale è stato ufficialmente scagionato (“assunzione involontaria”) dal tribunale indipendente dell’International Tennis Integrity Agency - non è del tutto finito.
Come mai? Questo perché la Wada, l’agenzia mondiale anti doping, ha confermato quest'oggi di riservarsi il diritto di ricorrere in appello. «Come facciamo sempre, esamineremo con attenzione tutta la documentazione e ci riserviamo la facoltà di presentare appello», ha fatto sapere un portavoce dell’agenzia - mai particolarmente tenera, come ci insegnano i casi del passato - a un organo di stampa tedesco.
L’appello, da parte della Wada o di Nado Italia (agenzia italiana anti doping) potrà essere presentato al più tardi entro il 6 settembre.
La vicenda - Jannik Sinner era risultato positivo a un primo test lo scorso 10 marzo durante il Masters 1000 di Indian Wells. Il campione (test sulle urine) presentava tracce infinitesimali del metabolita del Clostebol. Un secondo esame, otto giorni dopo, aveva nuovamente rilevato tracce della stessa sostanza sempre a un livello molto molto basso.
L’altoatesino è stato sospeso per sei giorni (4-5 aprile; 17-20 aprile) ma nei suoi ricorsi ha dimostrato l’assunzione del tutto involontaria. Di fatto il preparatore atletico di Sinner avrebbe utilizzato uno spray acquistato in farmacia (e contenente la sostanza contestata) per curarsi un taglio a un dito. Il fisioterapista avrebbe poi trattato il tennista con un massaggio senza utilizzare i guanti e causando così la contaminazione.
Al numero 1 al mondo sono comunque stati tolti i punti e il montepremi di Indian Wells perché, da regolamento, è responsabile anche per il suo team.