Roddick impressionato da Jannik
«Tutto quello che gli interessa, almeno questa è l’impressione che dà, è migliorare il suo gioco».
NEW YORK - Gli US Open sono finiti da poco più di una settimana ma già sembra passata un’eternità. Colpa - diciamo così - di un calendario che non dà respiro: dopo il Major statunitense si è già giocato un intenso weekend di Coppa Davis e alle porte c’è un altrettanto sentito appuntamento con la Laver Cup.
Eppure c’è qualcuno che è rimasto - con la testa almeno - a New York. Al successo di Jannik Sinner su Taylor Fritz. Stiamo parlando di Andy Roddick che, digerito il boccone amaro della sconfitta del suo connazionale, non ha faticato a dirsi meravigliato dall’italiano. Da un particolare del suo essere, soprattutto: la capacità di gestire al meglio la pressione.
«Non avevo mai incontrato Jannik in vita mia, l’ho fatto per la prima volta a New York, poco prima della finale - ha commentato il 42enne ex numero uno al mondo - A New York l’ho salutato velocemente, perché la mia più grande paura è quella di intralciare qualcuno mentre si sta preparando per una partita. Con Sinner questa attenzione mi è tuttavia parsa inutile. Mi è infatti sembrato tranquillissimo. Non ho mai visto nessuno, a parte Roger Federer, essere così tranquillo prima di un appuntamento tanto importante. Anche il suo modo di festeggiare il trionfo è diverso da tutti: sembra più sollevato che altro. Tutto quello che gli interessa, almeno questa è l’impressione che dà, è migliorare il suo gioco. Di tornare in campo in fretta per lavorare. E tutto ciò è, a suo modo, intimidatorio».