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TENNIS«Ogni caso di doping è diverso, i dettagli sono sempre fondamentali»

26.12.24 - 12:00
Karen Moorhouse, CEO dell'ITIA, non ci sta e risponde alle critiche di chi ha parlato di “due pesi e due misure”.
keystone-sda.ch / STF (Antonio Calanni)
«Ogni caso di doping è diverso, i dettagli sono sempre fondamentali»
Karen Moorhouse, CEO dell'ITIA, non ci sta e risponde alle critiche di chi ha parlato di “due pesi e due misure”.
«Trattamenti più morbidi per i top players? No, ogni situazione si basa su fatti individuali».
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PARIGI - In attesa del verdetto del Tas, al quale ha fatto ricorso la Wada, continua a tenere banco il caso-Clostebol che ha coinvolto Jannik Sinner. Vicenda “rilanciata” anche dopo la “positività/contaminazione” di Iga Swiatek, numero 2 al mondo sanzionata con 1 mese di stop dalla ITIA. Stessa agenzia che aveva scagionato al 100% il campione altoatesino, usando invece la mano pesante con la rumena Simona Halep (4 anni di squalifica, poi ridotti a 9 mesi dopo l'appello al Tas).

E proprio su questo argomento - dopo gli sfoghi di alcuni colleghi, in primis proprio la Halep - ha voluto dire la sua Karen Moorhouse, CEO dell'agenzia che si occupa di doping e corruzione nel tennis.

«Ogni caso va analizzato in maniera separata, ogni caso è diverso», ha sottolineato al portale “Tennis 365“ per rispondere a chi aveva alimentato dubbi parlando di “due pesi e due misure”. «Jannik Sinner e Iga Swiatek, dopo i loro test antidoping falliti, non hanno ricevuto un trattamento speciale rispetto a giocatori come Simona Halep».

Moorhouse, sollecitata, si è poi soffermata con alcuni tecnicismi sulle vicende specifiche di Swiatek e Halep: «Qualcuno dice che i giocatori con uno status più elevato avrebbero avuto trattamenti più morbidi? Tutti i casi sono diversi, ci si base semplicemente su fatti individuali. I dettagli sono sempre fondamentali. Prendiamo Swiatek e Halep: il tribunale del TAS ha scoperto che l’integratore della rumena era contaminato. Per quanto riguarda Swiatek, il prodotto contaminato era un farmaco. Non era quindi irragionevole presumere che un farmaco regolamentato contenesse ciò che è scritto sugli ingredienti. Pertanto, il livello di colpa di Swiatek era più basso poiché c’era ben poco che avrebbe potuto fare per mitigare il rischio di contaminazione del prodotto. La contaminazione di Halep non era un farmaco. Era un integratore e il suo livello di colpa è più alto. Il punto chiave è che è raro trovare due casi uguali».

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