L'ex pilastro del Lugano è attualmente direttore sportivo del Novara: «Non dimenticherò mai i miei anni in bianconero»
«Il nostro presidente è stato trovato positivo al coronavirus ed è tuttora ospedalizzato a Legnano, nel reparto di cura intensiva».
CASLANO - Orlando Urbano era uno dei pilastri del Lugano che nel 2015 aveva ritrovato la Super League. Senza dimenticare la finale di Coppa Svizzera raggiunta l'anno dopo da capitano con Zdenek Zeman in panchina. Ancora oggi quando i tifosi bianconeri sentono nominare il suo nome le emozioni sono tante e i ricordi indelebili. Nei cinque anni trascorsi in riva al Ceresio il 35enne - nato a Ruviano (in Campania) - non si era mai tirato indietro fungendo da esempio sia sul campo che fuori. "Questo non è un addio ma un arrivederci", aveva detto quando si era congedato dal popolo luganese. E chissà che un giorno non lo ritroveremo negli uffici di Cornaredo...
Tra Urbano e il Ticino è stato amore a prima vista, tanto che l'ex giocatore ha trasferito la famiglia a Caslano dove i suoi figli frequentano le scuole. Il calcio per lui è una passione di vita: attualmente ricopre il ruolo di direttore sportivo del Novara (Serie C) e di questi tempi - un po' come tutta la collettività - svolge il lavoro da casa.
«Siamo tutti allarmati, ma abbiamo preso le giuste precauzioni. Il nostro presidente (Maurizio Rullo, ndr) è stato trovato positivo ed è tuttora ospedalizzato a Legnano, nel reparto di cura intensiva. Sembra comunque che i suoi valori stiano lentamente tornando alla normalità e questo ci fa ben sperare. Di conseguenza nelle scorse settimane abbiamo dovuto isolare tutti i componenti del club, me compreso».
Come procede la tua vita ai tempi del coronavirus?
«Ho tre bambini, abito a Caslano. Viviamo segregati in casa un po' come tutti. E proprio tra le mura di casa in un colpo solo mi sono ritrovato a fare il padre, il maestro dei miei bimbi e il lavoratore. È cambiato un po' tutto: il lavoro lo gestisco tra telefonate e pc. Siamo in cinque e il lato positivo è che la compagnia per affrontare questa situazione non manca. Ogni tanto - come testimoniano i video in allegato - ci mettiamo a fare un po' di attività, tra esercizi e partite a ping pong».
Com'è stato il passaggio campo-scrivania?
«Non l'ho sofferto tantissimo. Già a fine carriera ero proiettato nel dopo-calcio. L'addio non è stato forzato, anzi. Sono andato a fare ciò che cercavo. La mia idea era quella d'iniziare l'avventura da dirigente in Svizzera, ma alla fine non si è concretizzata. Immediatamente dopo essere uscito dal corso di Coverciano, mi si è presentata la possibilità di Novara che ho colto al volo».
In passato si era vociferato che potessi diventare il nuovo d.s. del Lugano...
«Esattamente. Quando giocavo a Lugano se n'era parlato con Renzetti, ma come detto alla fine è andata come è andata. Una volta era stato persino il presidente a dirlo pubblicamente in TV».
Ticino-Urbano, un amore a prima vista...
«Sono molto legato a questo territorio. Ed è per questo che a suo tempo avevo deciso di trasferire la mia famiglia qui, i miei bimbi frequentano le scuola a Caslano. Non dimenticherò mai l'esperienza a Lugano, ma anche quella di Chiasso dove ho chiuso la mia carriera».
Il tuo era il Lugano del grande ritorno in Super...
«Abbiamo scritto pagine importanti della storia del club. Quando andai via scrissi una lettera di ringraziamento a società, tifosi e giornalisti. Scrissi che la storia avrebbe parlato dei pochi che non hanno mai mollato contribuendo alla visione di un calcio sempre più grande in Ticino. Sono davvero orgoglioso di aver fatto parte di quel gruppo».
Nel corso di Coverciano per diventare direttore sportivo, Urbano ha incontrato tanti ex giocatori noti della vicina penisola...
«Ho fatto il corso con Cassano, Lucarelli e Pellissier. Cassano? Che sagoma. Ci ha riempito le giornate in maniera simpatica. Abbiamo fatto gruppo e si è formata una grande intesa tra tutti. Con lui è stato molto bello, quante risate...».
Parlaci del tuo Novara...
«È una società seria, solida e ambiziosa. Una piazza come Novara non può fare la Serie C. La nuova dirigenza è entrata in carica il 20 dicembre, per questo ci vorrà un po' di tempo per vedere i frutti del nostro lavoro. Nella sessione invernale di mercato abbiamo già fatto alcuni trasferimenti intelligenti, facendo partire quegli elementi che giocavano poco e prendendone altri pronti a darci una mano. Ripeto: Novara merita palcoscenici importanti. Inoltre in auge c'è pure un progetto per la costruzione del nuovo stadio. Il mio lavoro? Potrà essere valutato in base ai risultati che otterrà la squadra...».