L'ex allenatore del Lugano sul primo weekend di gare: «Mi sono divertito».
«Lo spettacolo? Già prima non eravamo abituati a stadi colmi».
LUGANO - Il primo assaggio di un'estate rovente e ricca di partite lo abbiamo avuto lo scorso weekend, nel quale le squadre di Super League hanno ricominciato a sudare. Altro che grigliate o gite al lago: i tesserati delle 10 compagini del nostro massimo campionato sono confrontati con un calendario molto fitto dove non sono ammessi errori o periodi di rilassamento. Soprattutto per quelle squadre che gravitano nei bassifondi della classifica. Che informazioni ci ha dato il primo fine settimana di partite? Lo abbiamo chiesto all'ex tecnico del Lugano Livio Bordoli.
«Mi sono divertito. Come in Germania, anche da noi nel primo weekend abbiamo visto delle belle partite. È mancato un po' di ritmo, ma da questo punto di vista più andremo avanti e meglio andrà. Per quanto riguarda le emozioni, in Svizzera non siamo abituati ad avere stadi colmi. Capita che molto spesso assistiamo a delle partite in cui nelle tribune ci sono pochissimi spettatori».
Che Lugano hai visto?
«Ha fatto il suo e a Ginevra ha guadagnato un punto. In ottica salvezza un Lugano in queste condizioni mi lascia tranquillissimo. I problemi potrebbero iniziare qualora si infortunasse qualcuno. La coperta non è così lunga. Bottani, Janga e Gerndt ben difficilmente giocano 13 partite senza accusare nessun problema fisico. L'unica incognita è questa. Dovrà essere bravo Jacobacci a gestirli al meglio, senza tirare troppo la corda con i giocatori un po' più fragili».
Una squadra in piena emergenza sembra essere il Sion...
«È stata l'ultima a ripartire con gli allenamenti e lo si è visto. Hanno soltanto un punto di vantaggio sulla retrocessione, è una squadra che sicuramente rischia. La qualita c'è, ma il fatto di aver cominciato dopo rispetto alla concorrenza alla lunga potresti anche pagarla. La scelta di Tramezzani? Da Constantin puoi aspettarti di tutto. Non è la prima volta che va a riprendere qualcuno, si vede che si erano lasciati molto bene e aveva visto qualcosa di speciale in lui. L'unico ostacolo è la lingua, Tramezzani è un grande comunicatore: parla tanto, spiega, ma soltanto in italiano. Se il messaggio non passa è un bel problema. Il rischio è che anche i giocatori non ti prendano sul serio».
Cosa lascerà il coronavirus al nostro calcio?
«I budget delle squadre saranno ridimensionati. Si punterà molto di più sui giovani. Tante volte si vanno a prendere tanti giocatori all'estero che non hanno nulla di più dei nostri giovani. Sono convinto che in futuro alcuni “vecchietti” non vorranno ridursi il salario e di conseguenza faranno fatica a trovare società disposte a ingaggiarli. Non vedo tante squadre che nei prossimi anni potranno proporre stipendi faraonici. Specialmente le piccole società faranno molta più fatica, i ricchi invece saranno sempre tali».