«Mi hanno proposto di lavorare in banca, ma dopo una vita passata all’aria aperta mi sembrerebbe una prigione».
Il ticinese è stato costretto a interrompere la carriera: «In Svizzera avrei potuto ottenere l’idoneità ma il problema sarebbe rimasto. Io con il fiato sospeso».
MENDRISIO - La carriera di Alessandro Martinelli si è ufficialmente conclusa a inizio settembre quando, dopo la classica serie di visite mediche approfondite, i medici gli hanno consigliato lo stop. “Obbligato” forse è la parola giusta, visto che l’idoneità per l’attività agonistica non è stata concessa. Ingoiato - ma non digerito - il boccone amarissimo, il 27enne ticinese ha cominciato a guardarsi attorno, ha cominciato a pensare a cosa fare del suo futuro. In una lunga intervista concessa ai media italiani, il centrocampista rossocrociato ha raccontato le difficoltà affrontate, e specificato la sua condizione.
«I primi tempi mi sono isolato, stavo male e piangevo. Poi piano piano con l’aiuto di Alice, la mia fidanzata, della famiglia, degli amici e dei miei ex compagni mi sono ripreso. Ho un aneurisma all’aorta: mi vengono i brividi a pensare quello che sarebbe potuto accadere se avessi continuato. La prima diagnosi è arrivata nel 2008, al mio arrivo in Italia, dove i parametri sono più severi che all’estero. Pochi mesi fa è invece arrivata la scoperta di una maggiore dilatazione e il consiglio di fermarmi e di svolgere una vita normale. Non ho mai pensato di smettere. In Svizzera avrei potuto ottenere l’idoneità ma il problema sarebbe rimasto: per una botta o uno sforzo intenso avrei rischiato la rottura dell’aorta e la morte. Fra poco farò un altro controllo per vedere se continuo a peggiorare o se invece il problema era solo legato all’attività agonistica. Sto col fiato sospeso. Mi hanno rubato le fantasie di bambino. È stato un colpo durissimo e non mi sono completamente ripreso dallo shock».
Martinelli ha poi provato a immaginare un futuro ancora nebuloso: «Avevo cominciato a costruire la mia casa a Mendrisio. Mi sposerò? Non è in programma, prima devo trovare un lavoro stabile. Mi hanno proposto di lavorare in banca: dopo una vita passata all’aria aperta mi sembrerebbe una prigione. Ho pensato al corso per direttore sportivo ma senza licenza liceale sono escluso o dovrei studiare per cinque anni per provarci. Sto valutando l’idea di lavorare con il mio ex agente Beltrami per scoprire nuovi talenti in Svizzera».