Nel weekend, con Sion-Lugano, c’è già il primo assaggio di Super League. La parola a Marco Degennaro, dg dei vallesani.
«Pausa breve e atipica, ma Grosso ha potuto lavorare bene per far passare i suoi concetti. Nella prima parte è stato difficile poterlo fare e crediamo che abbia influito sui risultati. Lugano? Gruppo strutturato».
SION - Chiuso al nono posto un 2020 reso per tutti maledettamente complicato dall’onda Covid e le sue conseguenze - tra stadi vuoti e calendari stravolti -, il Sion è pronto a tornare in campo e far riaccendere i fari sulla Super League. La pausa invernale, breve e atipica, volge già al termine, con i vallesani che domenica ospitano proprio il Lugano nel recupero della decima giornata.
Se di norma di questi tempi le squadre si trovavano in ritiro in luoghi più caldi - come Italia o Portogallo -, quest’anno non ci si è mossi dalla Svizzera anche per non rischiare di doversi sottoporre a delle quarantene.
«Anche noi ci siamo dovuti adattare, col Covid non avrebbe avuto senso viaggiare per affrontare una preparazione, tanto meno con i tempi così stretti - interviene Marco Degennaro, Direttore generale del Sion - Abbiamo lavorato con intensità nelle nostre strutture e, sin qui, il tempo ci aveva graziati...».
Adesso però è arrivata la neve anche dalle parti del Tourbillon. Dopo i numerosi rinvii dettati dal virus, sarebbe una beffa doversi subito fermare anche di fronte al maltempo.
«La situazione resta da monitorare, ma speriamo di no. Ormai è così… quest’anno tra Covid e altre disavventure sta capitando di tutto: diciamo che bisogna portare la nave in porto senza troppi danni».
Dall’ultimo match ufficiale sono passati poco più di 20 giorni.
«Non si può dire che i ragazzi abbiamo perso il ritmo, la preparazione è stata differente rispetto agli scorsi anni. Sion pronto alla battaglia? Questo è un altro discorso… (ride, ndr). Speriamo di sì. Il gruppo ha lavorato bene e con il giusto spirito».
Il primo ostacolo del 2021 è il Lugano di Jacobacci, una squadra che non regala nulla.
«Sono tosti e ben organizzati. È un gruppo strutturato che lavora da tanto insieme, con un allenatore che conosce perfettamente il campionato. Questi fattori in Svizzera fanno la differenza. Ad oggi il Lugano è un avversario molto ostico».
Qual è l’obiettivo del Sion?
«L’ideale sarebbe ottenere una salvezza più tranquilla rispetto agli scorsi campionati, senza rischiare fino all’ultima giornata. C’è però un concetto importante che dobbiamo tenere presente: se da tre anni siamo lì a sgomitare nella parte bassa, probabilmente vuol dire che in questo momento storico siamo questi. Facciamo fatica a prenderne atto. Si continua a stupirsi ma è sbagliato, bisogna essere in grado di comprendere chi siamo. Adesso siamo una squadra che deve lottare per mantenere il posto in Super. Dobbiamo essere bravi a interpretare questo nuovo ruolo, così da gettare le basi e tornare in futuro a recitarne un altro più importante».
Nelle prime 13 partite il Sion ha ottenuto solo 12 punti e si sa che di norma il presidente Constantin non ha molta pazienza con gli allenatori. Grosso ha ancora la piena fiducia della società? Qual è il termometro della situazione?
«Fabio lavora molto bene sul campo, la squadra cresce man mano che apprende il suo sistema di gioco. Nella prima parte - per mille motivi - è stato difficile poterlo fare e crediamo che abbia influito sui risultati. Ora, senza partite e bruschi stop, ha potuto lavorare e far passare meglio i suoi concetti. Speriamo che la conseguenza sia ottenere maggiori risultati... possibilmente già da domenica col Lugano».