I vallesani del dg Degennaro hanno guadagnato in extremis lo spareggio: «Lavoriamo sul mentale per arrivare pronti».
«Storicamente il barrage è sempre molto combattuto. Il Thun sta bene e arriva da una stagione di vittorie: non mi aspetto partite facile ed è impossibile che lo diventino».
SION - Vivo e vegeto dopo l’ultimo clamoroso colpo di reni, con il quale ha scavalcato il Vaduz guadagnandosi in extremis lo spareggio, il Sion questa volta però se l’è vista davvero brutta. Evitata la retrocessione diretta dopo aver pericolosamente flirtato con l’ultimo posto - lasciato all’ultimissima occasione complice anche il ko dei rivali a Zurigo -, i vallesani ora devono completare l’opera e vincere il barrage.
«Quest'anno, se così si può dire, eravamo già un passo oltre il baratro: lo spavento c’è stato e ne siamo consapevoli - interviene Marco Degennaro, direttore generale del Sion - Dovevamo vincere col Basilea e sperare in una sconfitta del Vaduz. Eravamo quasi spacciati, ma gli Dei del calcio hanno voluto diversamente. Ora siamo redivivi e, nello spareggio, non dobbiamo buttare al vento questo miracolo».
Contro il Thun, scivolato nel Purgatorio della Challenge lo scorso mese di agosto dopo 10 anni filati nella massima serie, non sarà una passeggiata.
«Assolutamente. Tanto più che gli spareggi, storicamente, sono sempre molto incerti e combattuti. Non mi aspetto partite facili ed è impossibile che queste lo diventino. Non arriviamo da un campionato di vertice. Siamo arrivati penultimi in Super e sappiamo che in campo non ci sarà tutta questa differenza con la seconda classificata in Challenge».
Quanto avete sofferto nelle ultime settimane?
«Più che sofferto, è stata un’agonia... Le speranze erano ridotte al lumicino. Ora invece, nel barrage, si parte almeno da 50-50».
Questo pazzo finale vi ha però dato una bella scossa e un’iniezione di fiducia. Il gruppo c’è, sta con Marco Walker e lo ha dimostrato.
«Questo sicuramente sì. Non siamo crollati, ma anzi abbiamo guadagnato lo spareggio in extremis. A livello mentale fa tanto. È un fattore importante perché andiamo ad affrontare una squadra che sta bene. Il Thun arriva da una stagione di vittorie e ora punta al colpaccio. In passato, col Bellinzona, mi sono già trovato anch’io in questa situazione. Arrivi a giocarti le partite della vita, senza nulla (o quasi) da perdere. Chi sta sopra invece può farsi davvero male: insomma lì crolla tutto e c’è in ballo il futuro. Le squadre andranno in campo con sentimenti contrastanti».
Quest’anno nello spareggio è stata abolita la regola UEFA secondo la quale le reti in trasferta contano doppio. In caso di una vittoria a testa, la spunterà chi ha segnato più gol nelle due partite. Il primo round è in programma domani a Thun (20.30), il secondo domenica al Tourbillon (16.00).
«Sarà un po’ particolare e potrebbe rendere il duello ancora più interessante. Poi, se la prima partita finisse in pareggio, si batteranno anche dei rigori. La decisione è stata presa per designare un vincitore nel caso in cui - causa Covid - non si potesse giocare la gara di ritorno. È una possibilità a cui non vogliamo pensare, anche se quest’anno ormai ne abbiamo viste un po’ di tutti i colori...».
In questi giorni, più che a livello tecnico, dirigenti e staff stanno “lavorando” sulla testa dei giocatori.
«Proprio così. È una preparazione mentale per arrivare pronti a due partite cruciali. In due giorni non puoi cambiare il lavoro fatto durante un anno. Si tratta di recuperare le energie e arrivare pronti».
Infine una (mezza) battuta. Avete ringraziato lo Zurigo?
«Sì, per il secondo anno di fila…(ride, ndr). Lo scorso campionato avevano fermato il Thun e noi avevamo raggiunto l'ottavo posto all’ultimo turno. Quest’anno invece hanno fatto la loro partita e sconfitto il Vaduz. È un qualcosa che ho notato anche in Serie A e negli altri campionati: nessuno si è scansato, ma ha giocato fino all’ultimo con grande spirito. Per il calcio è sicuramente una bella pubblicità».