La parola d’ordine è “debiti”. Soprattutto quando si hanno possibilità illimitate
Poche le società virtuose.
PARIGI - Messi che lascia il Barcellona in lacrime consolandosi con l’ingaggio monstre del Psg. L’Inter appena tornata campione d’Italia che vende Hakimi e soprattutto Lukaku per 115 milioni. Il City che prende il talentino Grealish per 100 milioni di sterline. C’è un calcio che va a due velocità. Anche tra le stesse società di prestigio.
Una crisi senza fine, che ha ricevuto dal covid quasi un colpo di grazia. Ma che non sembra, al tempo stesso, porre fine alla sua implosione visto che ci sono club, quelli dei magnati russi, arabi e quant’altro, ancora disposti a spese pazze nonostante i conti in rosso, i debiti e un fair play finanziario che si è rivelato un flop su tutta la linea.
Il calcio delle big ha qualcosa come 7,2 miliardi di debiti. A primeggiare sono Chelsea 1'510 milioni; Tottenham 1'280; Barcellona 1'173; Real Madrid 901 milioni, e così via.
Nonostante i diritti tv spremuti fino all’osso, il merchandising e gli stadi di proprietà, il calcio è diventato prigioniero di sé stesso, della corsa agli ingaggi folli di questi ultimi 15 anni che ha portato contratti pazzi e commissioni ai procuratori quasi al pari di veri e propri giocatori. In tutto questo bailamme ci sono ancora esempi virtuosi. Il Bayern non parte dalla forza economica delle proprietà di Manchester City, PSG, Chelsea e non rischia nessun investimento dettato dall’appeal mediatico. Ma c’è anche l’Atalanta, in Italia, che si è affermata negli ultimi anni. Obiettivi mirati, monte ingaggi contenuti e idee, in campo e fuori. È questa la ricetta per evitare un calcio a due velocità?
Il calcio dei magnati
Paris St Germain
Mbappè, Neymar e ora Messi. Un vero e proprio dream team a cui manca solo la Champions, solo sfiorata nelle ultime due stagioni. È il Psg di Tamim bin Hamad al-Thani, emiro sovrano del Qatar, proprietario del club parigino di cui è presidente Nasser Al Khelaifi, che in dieci anni ha cambiato il volto del calcio francese, dominando in Patria ma senza riuscire a vincere fuori dal confine nonostante gli oltre 1'000 milioni di euro investiti. Al Khelaifi è anche amministratore delegato di beIN e possiede grandi quote della Barclays, Sainsbury’s e Harrods, Volkswagen, Walt Disney e tanto altro ancora.
Manchester City
Lo Sceicco Mansour Bin Zayer Al-Nayan, proveniente da Abu Dhabi, cugino di al-Thani proprietario del Psg, originario negli Emirati Arabi Uniti, ha comprato il Manchester City nel 2008 e ne è diventato direttore sportivo. Detiene quote di nove club di calcio in giro per il mondo. Il suo patrimonio ammonta a 1,42 miliardi di dollari. Ha investito in passato 3,5 miliardi di sterline per acquistare il 16,3% della Barclays, la seconda più grande banca della Gran Bretagna. Anche lui ha speso tanto, vinto meno del Psg in Patria, e ancora niente Champions.
Chelsea
Di fatto Roman Abramovic è stato il precursore dei magnati nel calcio. L’acquisto del Chelsea risale al lontano 2003, con alterne fortune negli anni, ma anche due Champions vinte, l’ultima pochi mesi fa. Secondo le stime di Forbes del 2020, ha un patrimonio di 13,8 miliardi di dollari, cifra che lo rende il decimo uomo più ricco di Russia e il 113° più ricco al mondo. È stato il governatore, dal 2001 al 2008, del circondario autonomo della Cukotka (Russia). Da diversi anni ha affidato i Blues al suo braccio destro: Marina Granovskaia, che ha nominato amministratore delegato del club.
Il paradosso Italia tra Cina e Usa
Se si esclude la Juventus da sempre della famiglia Agnelli, anche il calcio italiano negli ultimi anni si è arreso all’arrivo di capitali stranieri. Ma in maniera diversa. Nessun grande magnate, emiro o quant’altro. L’Inter, dopo Moratti, è stata dell’indonesiano Erik Thohir che l’ha poi venduta alla famiglia Suning, ora in grosse difficoltà. Bandiera a stelle strisce per la Roma, fresca del passaggio di consegne tra James Pallotta e Dan Friedkin. Mentre il Milan ha vissuto la fine dell’era Berlusconi passando velocemente dalle mani del cinese Li Yonghong a quelle del fondo americano Elliott.
Quanto mi costi? Calciatori paperoni
Secondo fonti parigine, Messi guadagnerà al Psg qualcosa come 40 milioni di euro all’anno. Continuerà a essere il calciatore più pagato al mondo davanti al suo eterno rivale Cristiano Ronaldo che con la Juventus, al suo ultimo anno di contratto, resterà fermo - si fa per dire - a 31 milioni. Fin qui siamo su cifre nette. Incrociando le varie classifiche di Forbes e France Football, nel 2020, con 125 milioni di euro, la Pulce occupava la vetta della classifica precedendo Cristiano Ronaldo (118 milioni, dei quali 87 di sponsor). Completava il podio Neymar a quota 98 milioni. Quarto classificato, ma molto staccato, Gareth Bale (37 milioni), che precedeva Andres Iniesta, oggi al Vissel Kobe (34 milioni), Eden Hazard, Raheem Sterling e Kylian Mbappé (32 milioni), quindi Robert Lewandowski (30 milioni), Antoine Griezmann e Kevin De Bruyne (28 milioni), anche se il belga è destinato a salire di qualche posizione dopo il recente rinnovo col Manchester City.