«Abbiamo dovuto chiedere un prestito a Goldman Sachs per pagare gli stipendi»
«Spese incredibili e debito totale per 1,35 miliardi di euro».
BARCELLONA - L’addio di Leo Messi non è stato il punto più basso della storia recente del Barcellona, rischia solo di aver scoperchiato il classico vaso di Pandora. La partenza dell’argentino ha infatti fatto da sfondo alla lite Bartomeu-Laporta, che negli ultimi giorni si sono lanciati frecciate e accuse sulla gestione del club. L’ultimo affondo è stato quello portato dal presidente in carica, che ha giustificato la sua posizione e le sue scelte raccontando la situazione, rovinosa, in cui versa la società. Il numero uno blaugrana ha dato del bugiardo al predecessore, ammettendo di essersi trovato a fare i conti con numeri mostruosi.
«Quando sono arrivato con il mio gruppo - ha sottolineato il 59enne spagnolo - sono stato costretto a chiedere un prestito a Goldman Sachs, altrimenti non avremmo potuto pagare neppure gli stipendi. C’erano inoltre da apportare delle modifiche al Camp Nou, che altrimenti non avrebbe potuto ospitare spettatori. La gestione della società? Disastrosa. Quest’anno il fatturato, segnato per 91 milioni di euro dal Covid, è di 655 milioni di euro, a fronte di spese per 1,136 miliardi di euro: chiuderemo con una perdita di 481 milioni, mezzo miliardo. La società ha un patrimonio netto negativo di 451 milioni e un debito totale di 1,35 miliardi. Si è arrivati a questo punto perché la precedente dirigenza ha avallato un’ingiustificata crescita degli stipendi, accompagnata da contratti lunghi per i giocatori più vecchi e corti per quelli più giovani. Ci sono poi i costi per gli intermediari. Pensate che per un affare da 40 milioni sono state pagate commissioni per 10 milioni. In passato sono stati incassati 222 milioni per la cessione di Neymar al PSG. Quei soldi sono stati spesi alla velocità della luce, facendo salire il monte ingaggi senza seguire una logica di investimenti mirati».