«Neymar ha mantenuto le aspettative? Sicuramente quelle che aveva in merito ai suoi guadagni»
Arno Rossini: «Neymar ha più qualità di Ronaldo, ma la testa...».
PARIGI - “Quello in Qatar potrebbe essere il mio ultimo Mondiale”. “Dopo quel campionato non so se avrò la testa per continuare a essere un calciatore di alto livello”. A nemmeno trent'anni, Neymar sembra già aver messo il punto alla sua carriera. All'avventura di un calciatore che sarebbe potuto essere gigantesco e che, invece, fin qui stato “solo” grande. Da giovanissimo è stato paragonato a Pelé; salvo qualche lampo abbagliante, raggiunta la maturità è tuttavia raramente riuscito a essere devastante. Ha mantenuto le aspettative?
«Quelle che aveva in merito ai suoi guadagni, sicuramente», ha punzecchiato Arno Rossini.
Come giocatore invece?
«Quasi mai ha spinto al massimo. Ha fatto bene, ha firmato grandi partite e buone stagioni, è vero; non ha però mai avuto quella continuità ad altissimo livello che contraddistingue i migliori».
Con Messi e Ronaldo c'è lui, si diceva…
«In quanto a talento è ancora così, ma il talento non basta. Servono anche il lavoro, l’impegno, la testa. Se Neymar avesse avuto o avesse la testa di CR7 sarebbe imprendibile. Di qualità pura ne ha più del portoghese, a mio parere».
Cosa lo ha frenato allora?
«Credo sia una questione di motivazioni, di voglia. A Parigi soprattutto avrebbe dovuto dominare. Invece alterna buone prestazioni ad altre normali, scampoli di gara ad alto livello a grandi pause».
In nazionale ha fatto benissimo: è quarto all-time nella classifica delle presenze e secondo in quella dei marcatori.
«È un brasiliano e come quasi tutti i brasiliani quando veste la maglietta verdeoro cambia completamente. Si trasforma. Sente il peso di quella casacca e gioca con orgoglio. Provate a confrontare due prestazioni diverse di Neymar, una fornita con la sua selezione e una con il PSG. Quando è in campo con i connazionali scatta, si sbatte, lotta, accelera. Sembra quasi abbia le ali. Con accanto i compagni di club, invece, sembra corra con lo zaino sulle spalle. È un peccato che sia così, che fatichi a trovare motivazioni quando difende i colori della sua società. Non è in ogni caso tutto perduto: credo che l'arrivo a Parigi di Messi, di cui è grande amico, possa servirgli da stimolo. In fondo è ancora giovane e ha, avrebbe, almeno 5-6 anni ad alto livello davanti a sé».
Sei in vena di scommesse e vuoi puntare i classici due franchi sulla carriera di Neymar: tra cinque anni lo vedi ancora competere in Europa in un club di primissima fascia?
«Ah no, i due franchi me li tengo in tasca».
La Cina?
«Con tutti i problemi economici che ci sono in quella parte del mondo... No, è un brasiliano, chiuderà la sua carriera in Brasile, in un club al quale tiene e dove potrà divertirsi».
“Divertimento”, questa è forse la parola d'ordine.
«A Parigi sembra non stia divertendosi giocando. Anzi, sembra non stia giocando proprio. Pare quasi stia lavorando. Si impegna con l’entusiasmo di un semplice impiegato, nonostante lo stipendio sia da re».