Arno Rossini: «Icardi si è imborghesito. Al PSG pensa più al conto in banca e ai followers che al campo»
L’Icardi desaparecido: «Lui al meglio è più forte di Lautaro Martinez, vale Lewandowski. Qualche pedata in allenamento...».
PARIGI - Stagione 2017-18: 34 presenze in Serie A, 29 gol. A 25 anni compiuti Mauro Icardi è in rampa di lancio, pronto a sprintare nella corsa per la corona di miglior attaccante del mondo. Stagione 2020-21: 20 presenze in Ligue1, 7 gol. Nel pieno della maturità atletica Mauro Icardi è una delle riserve nel super attacco del PSG. Tenuto conto del fatto che le qualità tecniche non possono svanire, com'è possibile che una stella potenzialmente tanto luminosa abbia finito con l’essere quasi completamente oscurata?
«Lo spiego in una parola: fame», ha sottolineato Arno Rossini.
Più che per reti e prodezze, negli ultimi anni di Icardi si è parlato per gli eccessi con la moglie.
«La vita privata lasciamola a loro. Soprattutto in questo momento nel quale, mi sembra, qualche problema lo abbiano».
Non si sbaglia, in ogni caso, se si dice che una vita serena e tranquilla, che permetta di concentrarsi esclusivamente sul lavoro, è alla base di una carriera lunga e scintillante?
«Wanda Nara è una donna forte, intelligente, che si nota e ama farsi notare. Quando Icardi l’ha scelta, sapeva che la sua quotidianità sarebbe stata sempre sotto i riflettori. Ecco, forse se questi riflettori si fossero spenti in qualche occasione, il Mauro calciatore avrebbe potuto trarne beneficio. Invece così gli è capitato di distrarsi. Ma non è certo per questo che ha avuto un calo in campo. Conta come ha lavorato».
Male, stando ai risultati.
«Attaccanti che hanno quelle qualità tecniche, quella capacità di accelerare e in grado di essere mortiferi in area ce ne sono pochissimi. La differenza tra un buon giocatore e un campione la fa però la testa. E negli ultimi anni, da quando ha cominciato a litigare con l’Inter per il rinnovo e poi è arrivato a Parigi con un contratto ricchissimo, ne ha avuta poca».
Si è distratto?
«Più che altro imborghesito. Me lo ricordo alla Sampdoria o nelle prime stagioni nerazzurre: aveva voglia, determinazione, grinta. Lottava. E per riuscire a fare questo la domenica vuol dire che in settimana andava al massimo. Al PSG forse ha cominciato a pensare più al conto in banca e ai followers piuttosto che al campo».
Si torna sempre al “come ci si allena”.
«Ma il segreto, che non è un segreto, è proprio quello. Oggigiorno un allenamento base dura poco più di un’ora. In quel tempo, se ti impegni al massimo, puoi “mantenere” il tuo livello. Per migliorare devi fermarti a fine seduta e continuare a provare ciò che non ti riesce o che non sai fare. Non c’è altro modo. Così facendo, poi, lanci pure un segnale ai tuoi compagni di squadra, ti fai apprezzare. E anche quello è importantissimo. La stima la guadagni sgobbando. E se sei un attaccante che vive di assist, avere lo spogliatoio dalla tua parte non è poi così male».
A 28 anni Icardi può ancora “tornare”?
«Deve ritrovare la motivazione. È facile? No. È possibile? Certo. Io lo considero ancora fortissimo. L’icardi dei tempi belli era migliore, per esempio, di questo Lautaro Martinez. L’Icardi dei tempi belli aveva tutto per ripercorrere la carriera di Lewandowski».
Un grandissimo.
«Che gioca sempre con il sangue negli occhi».
Quello del PSG è ancora lo spogliatoio giusto per l’attaccante argentino?
«Io credo che cambiare aria non gli farebbe male. Trovare una società che non gli permetta di distrarsi potrebbe infatti portarlo a sbocciare di nuovo. Penso a club come la Juventus, il Bayern Monaco, l’Atletico Madrid… Lì qualche pedata in allenamento finirebbe con il prenderla, ma quella potrebbe anche farlo svegliare. Era un rapace d’area, ora è un uccellino in gabbia».