Il mister, dopo le esperienze in Croazia e Arabia Saudita, ha riabbracciato il Sion: «Club speciale per tanti motivi».
«Obiettivi? Constantin mi conosce e sa cosa aspettarsi. Condividiamo la speranza che il Sion possa vivere una stagione positiva, dopo anni difficili. Croci-Torti? Storie che fanno bene al calcio».
SION - Dai quasi 40 gradi di Harmah al clima decisamente più fresco del Vallese, dove è tornato per rilanciare il Sion dopo l'allontanamento di Walker. Il terzo atto della storia tra Paolo Tramezzani e i biancorossi è iniziato con una sconfitta beffarda contro la capolista Basilea, ma, considerando la prestazione, i primi segnali sono indubbiamente positivi.
«Sicuramente in queste settimane ho cambiato abiti, rispolverando quelli più pesanti... - esordisce divertito Paolo Tramezzani, mister ex Lugano - In Arabia Saudita ci allenavamo ancora alle otto di sera con quasi 40 gradi, rispettando anche gli orari di preghiera. Qui è un po' differente, lo sbalzo è notevole... (ride, ndr)».
Un po' tutti, società inclusa, hanno parlato di atto III. Tornare era nel tuo destino? Era rimasto qualcosa di incompiuto dopo salvezza raggiunta nel 2020?
«Non so se sia il destino, ma Sion per me è ormai sinonimo di casa. Lo è stato nelle prime due esperienze e lo è ancora. So che è anomalo tornare a sedere per la terza volta sulla stessa panchina, ma sono felice che sia accaduto».
È stato facile accettare e fare le valigie per tornare in Svizzera?
«All'inizio è stato difficile perché stavo vivendo una bella esperienza con l'Al-Faisaly. La squadra stava ottenendo dei bei risultati e non c'erano le premesse per separarsi. Eravamo tutti contenti. Poi però è arrivato il Sion ed è qualcosa di speciale, proprio per i motivi spiegati prima».
Col Basilea siete rimasti a mani vuote, ma la prestazione c'è stata.
«Ho visto subito tanta applicazione e una squadra viva, il bilancio è positivo. Si arrivava da alcuni ko pesanti che avevano suscitato qualche insicurezza. Sapevamo poi di incontrare un avversario molto forte. Anche per questo ho cercato di infondere fiducia e coraggio. Devo dire che dal campo ho avuto delle belle risposte. Mi dispiace per i ragazzi perché meritavano un risultato positivo, ma continuando così i punti arriveranno di conseguenza. Bisogna solo continuare a lavorare».
Col presidente Constantin, prima della stretta di mano, avete fissato degli obiettivi?
«Mi conosce e sa bene cosa aspettarsi. Non serve che mi chieda il raggiungimento di determinati obiettivi, perché sa già le mie intenzioni e quello che pretendo dai ragazzi. Condividiamo la speranza che il Sion possa fare una stagione positiva, dopo tanti anni difficili. Vogliamo vivere una bella annata e giocare un bel calcio, a prescindere dalla specifica posizione di classifica. Vogliamo anche riaccendere il sentimento dei tifosi. Pensare a un obiettivo preciso rischia solo di schiacciarti».
Dopo le esperienze in Croazia con l'Hajduk Spalato e in Arabia Saudita, che allenatore è tornato?
«Un mister che ha imparato tanto. Sono state esperienze importanti e professionalmente positive. Se non conosci l'Hajduk e non lo vivi da vicino, non puoi immaginarti cosa rappresenti questo club. Con l'Al-Faisaly è stato diverso, ma molto bello. Sono esperienze che ti completano e arricchiscono, anche al di là dell'aspetto calcistico».
Ultime battute sul Lugano e la promozione di Croci-Torti.
«Queste sono storie che fanno piacere e fanno bene al calcio. Di Mattia ho sempre apprezzato l'impegno, la competenza e l'umiltà di fare tutta la gavetta. Non mi sorprende che ora abbia ricevuto la fiducia della società. Nelle prime partite si è dimostrato bravo e competente, senza accusare il cambio di ruolo. Merita di essere lì e sono contento per lui».