L'inchiesta segue due corsie parallele, quella penale e quella sportiva.
La vicenda è intricata e se gli illeciti dei bianconeri venissero provati, si potrebbe arrivare a una multa o a una penalizzazione. Difficile, al momento, ipotizzare altri scenari, con sanzioni più gravi o addirittura l’esclusione dal campionato.
TORINO - Si allarga l'inchiesta “Prisma” della procura della Repubblica di Torino. Dei 62 trasferimenti del calcio italiano finiti nel mirino, come noto, 42 coinvolgono la Juventus. Oltre al presidente Andrea Agnelli, nel registro degli indagati sono iscritti il vicepresidente Nedved, l'ex ds Paratici, lo Chief Corporate & Financial Officer Cerrato, il suo predecessore Bertola e l'ex dirigente finanziario Re. Le plusvalenze contestate, "connotate da valori fraudolentemente maggiorati" e maturate negli ultimi tre anni, sarebbero di circa 282 milioni di euro.
Se la notizia ha avuto un'eco mediatico importante, non è semplice capire quali possano essere - nel concreto - gli sviluppi della vicenda e cosa rischi la Juventus. Per rispondere alla domanda bisogna prendere in considerazione due diverse corsie. La prima riguarda i reati di falso in bilancio, mentre nella seconda si entra nell’ambito della giustizia sportiva.
A livello sportivo - quello che maggiormente ci interessa - la strada è parecchio intricata e si entra in una zona d'ombra, in quanto esiste una chiara difficoltà ad individuare criteri oggettivi per la valutazione di un giocatore. Di conseguenza è piuttosto "facile" far cadere l'impianto accusatorio di plusvalenze fittizie.
Un precedente, datato 2008, coinvolge Inter e Milan, che vennero prosciolte poiché risultò impossibile quantificare il valore dei diritti di cessione dei calciatori professionisti. Benché ci si possa basare sul buonsenso, non esistono infatti algoritmi matematici o parametri di riferimento certi e inattaccabili.
A fare giurisprudenza c'è però anche il caso del Chievo e del Cesena. L'episodio risale al 2018. Per il Cesena non ci fu nessuna sanzione perché l'inchiesta non si concluse causa fallimento del club. Il Chievo invece fu condannato a tre punti di penalizzazione per “reiterata violazione ed elusione delle norme di prudenza e correttezza contabile”. Va sottolineato che gran parte della richiesta dell'impianto d'accusa (15 punti) fu rigettata proprio per la difficoltà nel quantificare gli eventuali illeciti.
Insomma la vicenda è complicata e se gli illeciti della Juve venissero provati, si potrebbe arrivare a una multa o a una lieve penalizzazione. Difficile, al momento, ipotizzare altri scenari, con sanzioni più gravi o addirittura l’esclusione dal campionato.